Si comincia ogni volta così: con un fremito percepito in anticipo. In anticipo sul tempo. Nel freddo duro che ancora persiste, un invisibile pertugio, che il cuore attento sa cogliere, lascia filtrare un’aria diversa.
La Primavera ogni anno inizia così. Si fa preannunciare ben in anticipo. Quasi ci volesse pronti al suo arrivo; né smemorati né disattenti né indifferenti. Come una gran dama, al suo arrivo ci vuole degni di lei.
Che significa?
Nei dolori che ci visitano, potrà accadere qualcosa di diverso?
Nelle ripetitive cose in cui finiamo per consumare ore e ore del nostro vivere, si potrà vedere qualcosa di nuovo?
Esiste qualcosa di più attraente della banalità che sembra rapire facilmente i cuori e l’attenzione di tanti?
Sì.
Il suo soffio. Il suo profumo. La sua luce. I suoi colori.
La Primavera…
Un assordante appello a vestircene. Interiormente.
Perché ciò che vediamo pian piano prendere forma, sui rami degli alberi e nei prati, desidera trovare spazio anche dentro di noi.
Ecco che sui rami spogli del cuore che va sempre di corsa, sempre distratto, sempre “altrove”, appare qualcosa di diverso.
Ciò che si risveglia attorno a noi, festa di colori e di suoni, festa di vita che rinasce intrisa di bellezza e giovinezza, ci richiama qualcosa dentro. Un invito interiore a prendere parte alla sua danza.
Sapremo stare al passo del suo ritmo vitale?
I giorni procedono. Vento e pioggia. Sferzate gelide che ancora combattono le ultime battaglie.
Perderanno, ma intanto vogliono affermare la loro forza.
Che ne sarà, fuori, di quei timidi boccioli? Sciupati, rovinati, persi?
No….
Li ritrovi, un mattino finalmente di cielo sereno, e non più soli, ma cresciuti di numero.
Tanti. Un fiorire che incanta.
Qual è la stagione del cuore?
Molto probabilmente proprio la Primavera. Perché ci ricorda che noi siamo esseri primaverili: fatti per rinnovarci, per rinascere, per non arrenderci né all’inverno, né alla morte. La Primavera è un dono. Anche per noi: la nostra primaverilità è un dono.
Dono dall’alto. La Parola di Dio esprime tutto questo con parole di fuoco: “Voi siete figli della resurrezione” (Lc 20, 36).
E dunque figli della vita, e della vita che dura per sempre! Che bellezza…
Nel libro del profeta Isaia ad un certo punto ci si lascia intravedere qualcosa del Cielo. Così ne parla Dio: “Si godrà e si gioirà sempre di ciò che sto per creare” (Is 65, 18). In pratica: un’eterna primavera. Un continuo e mai sazio sbocciare di vita. Un procedere di vita in vita… Questo il Paradiso preparato per noi.
Alleniamoci a quella stagione, coltivando in noi e attorno a noi “primaverilità”: ne riconosciamo ogni volta il profumo quando un gesto di attenzione, gratuito, ci raggiunge; quando scacciamo un pensiero amaro che vorrebbe invadere il cuore; quando reprimiamo il lamento; quando sappiamo stringere i denti e continuare a camminare, nonostante la durezza del tratto di strada.
Rifiorire. Dono da chiedere, stagione interiore da coltivare.