«Aria di casa».
Lo esclamiamo quando ci sentiamo a nostro agio in casa di qualche amico o quando ritorniamo nei luoghi della nostra infanzia, dove sono appesi gli album dei nostri ricordi più cari.
Lo affermiamo anche per esprimere la sensazione di serenità e di pace che ci dà il ritrovarci tra persone che ci conoscono, con le quali non fatichiamo a presentarci così come siamo, senza sofisticazione, in versione acqua e sapone.
Ci riferiamo alla casa nell’accezione più bella e più piena del suo significato, come focolare domestico, spazio in cui muoviamo i primi passi nel solco della vita, dove è custodito il primo approccio con l’altro, ambito dove impariamo a balbettare le prime parole, dove apprendiamo a stare sulle nostre gambe, dove riceviamo le cure necessarie per crescere, dove si gettano le fondamenta della nostra persona.
La geografia dei Vangeli è costellata di case, a partire da quella di Nazareth.
Gesù ha pronunciato tante parole di vita eterna tra le pareti di una povera casa.
Così noi conosciamo la casa di Pietro, quella di Zaccheo, quella di Levi, dove sedevano alla stessa tavola Gesù, i suoi discepoli, pubblicani e peccatori; poi c’è la casa di Simone il fariseo, quella dei fratelli di Betania, Marta, Maria e Lazzaro, amici accoglienti del Maestro, ed ancora tante altre, nelle quali Gesù è entrato per suscitare la fede, per spiegare le parabole, per semplici momenti di ristoro.
Scorrendo i fotogrammi della storia vediamo gli Apostoli, dopo la Pentecoste, correre da una casa all’altra per far risuonare a tutti l’annuncio della salvezza.
Ecco che incontriamo Pietro, a casa del centurione romano Cornelio, mentre imparte battesimi tra le mura domestiche, e troviamo Paolo, accolto nelle case dei suoi primi uditori, quelli con il cuore aperto alla speranza cristiana, fino a diventare a loro volta missionari e annunciatori: la casa di Aquila e Priscilla, la casa di Lidia…
Ed è proprio quest’ultima, donna di grandi vedute, così materna nell’ospitalità e virile nell’offrirla che, non lesinando i suoi spazi di accoglienza, ha aperto le porte di casa sua a primizie di cristiani, nel continente che oggi noi chiamiamo Europa (cf At 16,14-15).
…Come a casa di Lidia.
È un po’ così che ci sentiamo in questi primi anni trascorsi qui a Rossano.
Forse, in prima battuta, avremmo preferito traslocare subito da monastero a monastero, ritrovarci fin dall’inizio nell’ampio spazio di una chiesa capiente o incedere a passi lenti lungo il perimetro quadrato di un chiostro silenzioso e conciliante.
Niente di tutto questo.
Ci saremmo perse quelle condizioni troppo belle che rientrano nel decorso naturale di ogni nuovo inizio.
Il passaggio obbligato da una casa ci permette di cogliere e raccogliere l’essenza di una vita, di assaporare l’amalgama tra gli ingredienti della nostra realtà e quelli della terra in cui mettere radici.
Siamo grate a questa casa per consentirci di tendere l’orecchio alle domande che galleggiano nel cuore delle persone che incontriamo, e che non ci permettono di adagiarci sui participi un po’ stagnanti del nostro “già conosciuto, risaputo, assodato”.
Ancora, siamo grate a questa casa, per darci quel tempo necessario per cadere come semi nel terreno, in un contesto che già in qualche modo ci appartiene; per spronarci nelle tappe della crescita e favorirci in quell’immediatezza che non sappia di forzato o artificioso.
Siamo grate a quella chiave che lasciamo puntualmente nella serratura della porta, e che scattando ci annuncia la venuta di qualche ospite in cappella, di chi sommessamente sta cercando l’incontro con un Altro, varcando la soglia di una casa apparentemente comune, ma che nasconde la presenza di Colui che dà senso al nostro esserci.
Infine, siamo grate a questa casa che ci dà modo di ravvivare la memoria dell’architettura evangelica di una comunità che vuol fondare sulla Roccia.
Come si edifica la casa, la casa di Dio, …casa nostra, casa vostra?
Ci viene in aiuto Agostino:
«Quando tutta la terra canta il cantico nuovo si ha la casa di Dio. La si edifica cantando, credendo la si fonda, sperando la si innalza, amando la si porta a compimento» (Discorso 27,1).
Essa ha dunque le fondamenta della fede, i muri maestri della speranza, è tenuta insieme dal buon cemento della carità e abbellita dai doni dello Spirito che la rendono luminosa, semplice e accogliente.
È una casa dove risuona il canto nuovo che ha la melodia del comandamento dell’amore.
È una casa che solo lassù potrà dirsi compiuta, rifinita e perfetta.
***
Gesù,
sei Tu che ci sostieni e animi il nostro cammino verso il Padre,
sei Tu che ci fai uno raccogliendoci dalle nostre dispersioni
e facendoci sperimentare che ogni nostra speranza è nella Tua grande misericordia.
In essa si trovano già riposte le gioie e le fatiche, le attese e i desideri,
i progressi e le cadute del tempo trascorso.
Signore, desideriamo soprattutto rinnovare la nostra unione a Te,
nel Tuo continuo rendimento di grazie al Padre.
Gesù, al Tuo Cuore aperto, sempre disposto ad accogliere la nostra miseria,
chiediamo di edificare questa Comunità con il cemento della carità, sul fondamento dell’umiltà,
perché sia casa di misericordia,
in cui ogni uomo che bussa alla nostra porta
possa trovare noi in Te e Tu in noi.
Commenti(5)
p. Giuseppe Rombaldoni dice
16 Giugno 2017 alle 15:07È semplicemente meraviglioso e commovente forse perché anche io ho un animo contemplativo
. Grazie di cuore
Carmelina Graziano dice
16 Giugno 2017 alle 16:26Mi si stringe il cuore nel leggere questi pensieri così pieni di amore verso un prossimo che ignoravate. Spero di essere sempre più presente.Grazie
Eugenio Nastasi dice
16 Giugno 2017 alle 17:32Mancava qualcosa, meglio qualcuno alla nostra comunità di Rossano: ora possiamo dirlo ai quattro venti: mancavate voi monache agostiniane, voi “rondini” di primavera della Madonna del Buon Consiglio. Benvenute , ora siete di casa.
Eugenio Nastasi
silvana dice
17 Giugno 2017 alle 1:40Quel”niente di tutto questo” per un attimo mi ha turbato; ma poi ho ricordato con infinita tenerezza il mio primo approccio con il quartetto originario e, come quel giorno, rinnovo il mio “benvenute tra noi”amiche care. Sono felice di avervi qui e ringrazio con tutto il cuore il Signore per la vostra delicata presenza e il vostro modo di essere. Siete il sorriso di Dio!
francesco dice
17 Giugno 2017 alle 8:14Buongiorno, semplicemente meravigliosa meditazione, a presto francesco e Gabriella