Il caldo si fa sentire, e obbliga a ridurre allo stretto necessario ciò che si vuol fare. Ma alcuni movimenti restano, troppo importanti per potervi rinunciare; fra questi, aprire il frigorifero per un bicchiere di acqua fresca.
Ecco.
Ci sono parole che non vanno in ferie, e che restano, con tutta la loro fresca efficacia, a nostra disposizione, assieme alla forza del contenuto che esse trattengono. E l’estate è proprio il tempo prediletto per abbeverarsi ad esse; per sorseggiarle nuovamente, con calma, fino a degustarle in profondità.
In questo tempo d’estate vorremmo ripercorrere alcune di queste “parole che non vanno in ferie”. Iniziando da una che ci è tanto cara: SINERGIA.
Abbozziamo una prima definizione: è sinergia quel movimento che fa convergere forze e risorse in vista di un fine, una meta; fine e meta riconosciuti come positivi, e condivisi fra tutti coloro che sono coinvolti in tale movimento.
Quanto più la meta è nitida, bella e attraente, tanto più la sinergia è sana ed efficace.
Tutti sappiamo riconoscere quegli esempi di sinergia “popolare” che sono: l’orchestra; la squadra di calcio. Vediamoli.
L’orchestra non produrrebbe una sinfonia, se ogni strumentista fosse esclusivamente concentrato sul suo spartito musicale; risulterebbe un effetto orrendo, se ognuno suonasse solo pensando a sé, intento solo a che il proprio strumento venga riconosciuto nel suo suono e nel suo intervento musicale, senza preoccuparsi minimamente degli altri, delle indicazioni del direttore, di un ritmo comune da tenere, del senso voluto dall’autore…
Se si vuole ottenere un vero amalgama di suoni, dove l’apporto di ciascuno si fonde con quello degli altri, dando vita ad un effetto gradito all’orecchio e che arriva a commuovere il cuore, occorre che chi suona sia meno preoccupato della propria prestazione, e invece più attento a inserirsi in maniera armonica con il tutto, ascoltando il vicino e con l’occhio che non perde i cenni della bacchetta di chi dirige.
Il gioco del calcio è un altro esempio eclatante di sinergia. Tutti sappiamo riconoscere quando una squadra gioca bene: quando i calciatori “si passano la palla”; quando la palla viene fatta “girare”, e non resta incollata ai piedi del fuoriclasse di turno; e giustamente si esplode in un grido di gioia, quando vediamo il passaggio perfetto che il compagno meno noto e più “operaio” sa far partire dai suoi piedi verso il bomber che così può andare in rete.
Il goal è sempre il risultato dell’intesa e della collaborazione di tutti i giocatori.
Esiste una sinergia malata: si converge tutti solo quando si deve essere contro qualcuno, individuato come il nemico da combattere. Allora si creano intese, si sviluppano amicizie improbabili, e comunque altrimenti impensabili. Si sa essere vicini per contrastare qualcuno, ma non si riesce ad essere vicini per costruire insieme qualcosa o per soccorrere qualcuno. Caso drammatico, ma non tanto infrequente.
Esiste anche una sinergia sospetta: si converge tutti solo in casi di straordinaria, eccezionale necessità. Come se l’eccezionalità dell’evento, che sia una calamità o una malattia o altro, avesse risvegliato qualcosa di altrimenti tenuto a dormire. Questi casi di estrema necessità, se da una parte dimostrano che si è ancora capaci di dimenticare se stessi, di mettere in campo e in circolo energie validissime di aiuto e solidarietà, dall’altro fanno sorgere la domanda: perché “solo” in queste eccezionali evenienze ci si sa risvegliare? Dove sopisce quel medesimo capitale di solidarietà e di risorse umane, in tutti gli altri casi?
La vera, genuina sinergia è quella feriale: quella, cioè, che si consuma nel quotidiano. E proprio lì, nell’oscuro e ripetitivo svolgersi dei giorni, sa lavorare con costanza per dare vita ad un’interazione di forze in vista di un fine che sia positivo.
Dove il fine non è positivo, non c’è sinergia, ma gioco di alleanze o di complicità, se non, nei casi più gravi, addirittura correità.
Come nasce sinergia?
Parte uno; inizia a muoversi un singolo, animato da una passione avvertita come qualcosa che si accende dentro, un’intuizione, una scintilla di bene che si desidera realizzare, e questo muoversi… mette in moto altri.
Mettere insieme creatività; propositività; capacità; vision; progettualità.
Non: ciascuno a coltivare il proprio. Non: convivenza di egoismi, né coabitazione di individualismi.
Il Vangelo è ricco di esempi di sinergia. Ne evidenziamo tre.
Anzitutto, la preghiera, che Gesù intende come una vera e propria sinfonia: «se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà» (Mt 18,19). Nella preghiera, specialmente nella preghiera di intercessione, che è il chiedere “cose buone” per gli altri, ha tanta forza accostare il proprio cuore a quello del fratello, in una sintonia di intenti che diviene armonia interiore e non solo vocale: si accorda il proprio “strumento interiore”, che è il cuore, perché sappia trarne la melodia della preghiera, fatta in armonia coi fratelli.
C’è poi l’episodio degli uomini che pur di portare davanti a Gesù un paralitico, arrivano a scoperchiare la casa dove si trova il Maestro, per calare all’interno la barella con l’infermo (cf Mt 9, 1-8). Questo “aprire strade inesistenti”, senza lasciarsi paralizzare da difficoltà e inopportunità, dice molto del genuino spirito di sinergia. Da soli non se ne è capaci, ma basta essere insieme, anche in un piccolo numero di persone, per avere addirittura la forza di aprire un varco nel tetto di una casa!
Infine, i Dodici Apostoli sono l’esito di un paziente lavoro di educazione alla sinergia da parte del loro Maestro. Da quegli uomini dai caratteri difficili, dalle sensibilità molto diverse l’uno dall’altro, segnati pure da limiti; difetti; e da quella voglia di prevalere sull’altro con cui anche loro hanno dovuto fare i conti, Gesù ha saputo trarre un capolavoro di sinergia. E quei pescatori incolti, poco dotati e poco coraggiosi, hanno saputo non solo “gettare le reti” per pescare uomini e donne e annunciare loro il Vangelo della grazia; essi hanno saputo mettere in rete se stessi, hanno imparato la fatica ma anche la grande risorsa del collaborare, del mettere insieme pensieri; idee; progetti, in vista della causa del Vangelo. In una corrente di vita, di energia, di movimento ancora oggi viva e incandescente.
La sinergia è l’antidoto all’individualismo e al protagonismo.
Non solo: è la vera medicina che guarisce il nostro essere malati di competitività: se ci pensiamo bene, tutti, chi più chi meno, ci portiamo dentro questo “sentirci in gara” con gli altri, e il dover in certo modo sgomitare per ritagliarci uno spazio di attenzione, considerazione, rispetto… e le nostre risorse rischiano di trasformarsi in armi da combattimento contro gli altri, per vedere chi la spunta e chi riesce ad emergere….
Lo spirito di sinergia, invece, si muove secondo una logica diversa: conosce gli avverbi: “con”, “insieme”; sa coniugare il verbo “integrare”; produce neologismi, come: inter-facciarsi; inter-agire; inter-dipendenza. Le risorse di ciascuno, quando si fanno obbedienti alla “mentalità sinergica”, diventano strumenti capaci di tracciare sentieri nuovi, bonificare terreni, elaborare idee e progetti che vengono supportati e portati avanti dal gruppo.
La sinergia sa fare capolavori, a firma di… una collettività: ne sono un esempio le grandi cattedrali romanico-gotiche che hanno reso unica la nostra Europa. Chi ha costruito la cattedrale di Notre Dame? O il duomo di Siena? La sinergia di un intero popolo.
Quando ci sono blocchi o resistenze ad una “mentalità sinergica”, in genere emergono certi sintomi:
- il calcolo: si prende a misurare la propria visibilità nell’insieme, a soppesare e confrontare il proprio apporto con quello degli altri.
- la tristezza invidiosa: non si riesce a gioire delle proposte buone lanciate da un altro; forse, proprio perché si tratta di un altro, e non nascono da me…
- la mancanza di fede/fiducia: “a che serve”?; “che senso ha?”; “tanto non cambierà mai nulla”; “chi me lo fa fare?”, sono solo alcune delle espressioni di sfiducia circa le possibilità dello spirito di sinergia, che tante volte ci escono di bocca e inquinano l’aria attorno a noi, demoralizzando chi invece vorrebbe esporsi e camminare…
Ma ci sono anche segni che ci dicono che è in atto una dinamica di sinergia:
- il coraggio di proporre, e dunque il conseguente coraggio del coinvolgimento responsabile da parte di chi così si sbilancia;
- la capacità di apprezzare il contributo di ognuno, il saperlo valutare nel suo originalissimo apporto, comunque importante;
- la disponibilità ad accantonare i propri gusti, a mettere da parte le proprie idee o “esigenze”, per dare una mano allo sforzo comune.
- la disponibilità a dimenticare o non dare troppo ascolto alle proprie stanchezze.
Agostino, uomo dalla speculazione straordinaria, volle non essere solo nel suo riflettere su Dio; nello sforzo, non solo di contemplarlo con il cuore, ma anche, in certo modo, di farne esperienza. E capì che, per comprendere qualcosa di Dio-Trinità, occorreva vivere intensamente, con vero spirito di fede, le relazioni fraterne. Proprio qui, in questo spazio sacro che sono i fratelli, Dio si rivela a noi; si fa vedere per come è: sinergia di amore perché noi ne abbiamo vita.
Le comunità agostiniane sono piccoli nuclei dove la sinergia ha tanta importanza, è tanto fondamentale. Basti pensare a come si apre la nostra Regola:
«Il motivo essenziale del vostro vivere insieme
è di abitare nella stessa casa
nel comune progetto di cercare instancabilmente Dio,
avendo tutte un cuore solo e un’anima sola».
C’è un “progetto” che ci accomuna, e che è anche il “fine”della nostra vita insieme: cercare instancabilmente Dio.
Fare sinergia attorno a questo progetto è il motivo che ci unisce; fare sinergia, significa anche aiutarci in questa ricerca; sostenerci quando ci sono segni di stanchezza; ravvivarla con l’apporto creativo, fedele e pro-positivo, che getta sempre un po’ più in là la meta, senza mai la pretesa di averla raggiunta, né con la rassegnazione di chi pensa di non poterne più conoscerne oltre.
Un bell’indicatore, anche per chi vive la vocazione coniugale e familiare…
L’ultima parola, in questa riflessione, è doveroso lasciarla alla Scrittura…
C’è un passaggio della Lettera ai Romani (8, 28), che viene riproposto alla nostra preghiera ogni volta che si fa memoria di un santo:
«Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio».
Vedere che tutto di ciò che ha vita e che accade sotto questo sole è in correlazione; comprendere che questa correlazione non è qualcosa di statico, rigido, bensì una tensione: verso il bene…
Allora anche il dolore, la sofferenza e la morte cessano di essere visti come accidenti indesiderati e negativi, ma vengono riconosciuti come un tassello importante, che ci apre un piccolo pertugio sul mistero che è la nostra vita, e sul mistero di Dio, verso cui siamo incamminati…
Non ci sono nella nostra vita sassi da buttare via, né da gettare contro gli altri; semmai, vi sono mattoni da imparare ad utilizzare, incorporandoli con quelli degli altri. L’edificio dell’umanità progredisce nella sua costruzione grazie allo spirito di sinergia.
***
Per riflettere e verificare:
- Quali sono stati gli episodi della mia vita (familiare, lavorativa, di fede) in cui ho avuto la netta percezione di stare vivendo una esperienza bella di sinergia? Qual era la meta che ci accomunava?
- Al presente: è in corso un processo di sinergia? Quali ne sono i segni?
- Quale meta ho davanti, a illuminare e dare senso al mio cammino? E’ un’attrattiva solo personale, o la condivido con altri?
- Quale ambito sento maggiormente bisognoso di essere innervato dello spirito di sinergia?
- Che importanza do alla preghiera per educarmi ad una “mentalità sinergica”?
Vivendo secondo la verità nella carità,
cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di Lui, che è il capo, Cristo,
dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso,
mediante la collaborazione di ogni giuntura,
riceve forze per crescere in modo da edificare se stesso nella carità.
(Ef 4, 15-16)
Commenti(5)
Giulia Taddei dice
22 Luglio 2017 alle 23:10Sempre attraente il vostro indirizzo Carissime sorelle. La sinergia è proprio una disposizione del vivere, e le vostre comunità ne sono un esempio.
Mi trovo adesso a Lecceto e un giorno mi piacerebbe tanto venire a visitare il vostro Monastero in Calabria.
Grazie e felice cammino a noi tutti, perché ognuno possa veramente e instancabilmente continuare a cercare Dio Trinità nella sua vita.
Cinzia dice
23 Luglio 2017 alle 22:04Una risorsa a dispisizione di ciascuno di noi, che però dovrebbe venire meglio valorizzata. Sempre in base alla nostra capacità di non ritenerci immortali, ovvero infallibili. La nisru sinergia nasce dalla nostra umiltà.. .♡♥♡
Immacolata Maringola dice
24 Luglio 2017 alle 7:51Trovo veramente, nella vostra comunita’, “la fresca fontana del villaggio”, e…in questo tempo di caldo, di fuoco, di deserto… apprezzo ancor di piu’ la riflessione sulla sinergia e penso, come sarebbe bello il mondo se in famiglia, nelle comunita’, negli ambienti di lavoro, nella vita …tutto si svolgesse in sinergia, nell’amore…nella costruzione del regno di Dio…vivremmo una nuova creazione…il paradiso in terra e …i cristiani sarebbero riconosciuti da…” come si amano”. 🙏🏼🙏🏼🙏🏼❤️ E speriamo di poter essere sempre piu’ in sinergia tra noi, che ci vediamo, e l’Amore che non vediamo, ma che si fa riconoscere da coloro che lo cercano.
Rocco Ditaranto dice
5 Agosto 2017 alle 12:52le difficoltà non mancano, viviamo in un mondo dove l’individualismo sta prendendo il posto del comune, dell’aiutarsi, a prescindere dallo status sociale. E’ la mia coscienza che non accetta questo stato di cose, e cerco di potermi proporre con altri uomini di buona volontà di costruire a far rifiorire la sinergia che avevano i nostri padri e i nostri nonni. Mi piacerebbe approfondire l’argomento….
Fabio S. dice
25 Agosto 2017 alle 9:50Il “sì” di Maria nell’Annunciazione realizza un’autentica sinergia tra divino e umano: Dio stesso non ha voluto agire da solo ma ha voluto coinvolgere sinergicamente l’umanità per realizzare il suo progetto di salvezza. Una sinergia tra Dio e l’uomo che ha cambiato la storia