La cosa la più tremenda che ci possa succedere è di vederci privati del futuro. Vederlo tagliato dal nostro orizzonte di vita.
Privare di futuro un’opera; privare di futuro i nostri giovani; privare di futuro un progetto… come vivere senza futuro? Diventa impossibile.
Il futuro è quella realtà incognita, sconosciuta, che ci attrae e e ci spaventa insieme. Ci attrae, per le possibilità di scoperta, di crescita, di ripresa, di implemento che esso promette; ma ci spaventa anche, proprio per quella dimensione di in–cognito che porta con sé.
Lo sappiamo: in ogni momento potremmo essere ghermiti dall’artiglio della morte, e allora tutto sarebbe spazzato via: ciò che abbiamo costruito faticosamente, e anche i nostri progetti, ciò per cui abbiamo lottato, ciò in cui abbiamo creduto… Tutto. Eppure in noi qualcosa non si arrende a questa consapevolezza.
Possiamo immaginarci come sarà il futuro nostro e dei nostri cari; possiamo sperarlo, desiderarlo; ma impostarlo come la meta del navigatore della nostra auto, questo proprio no. Il futuro non è mai, o quasi mai, qualcosa che si realizza in modo assolutamente rispondente ai nostri sforzi, ai nostri progetti, e nemmeno alle nostre più nobili aspirazioni.
Eppure, noi non vivremmo senza essere protesi al futuro. A questa realtà che è sempre oltre e altra da noi. Perché, in fondo, ci sentiamo fatti per un oltre, e per altro…
Siamo nel pieno dell’estate, con la solennità dell’Assunta.
Ardua combinazione: il ferragosto, con le sue feste-giochi-pranzi da una parte, e la solennità dell’Assunta, festa della nostra fede, che ogni volta rischia di venir relegata tra parentesi, di vedersi sopraffatta dal clima vacanziero di questa giornata. E poi, l’Assunzione di Maria ci pare restare sempre qualcosa di un po’ troppo distante, difficile da comprendere, difficile da afferrare….Allora è più facile riversarsi nel presente, pensare a divertirsi, a svagarsi, e dopotutto è anche un diritto, quello del meritato riposo, dalle fatiche e stress lavorativi e non solo.
Eppure la festa dell’Assunta ha una cosa molto importante da dirci. Cioè, che c’è futuro per noi…
Quell’incognito che ogni volta ci attrae e inquieta insieme, non è rimasto un enigma impenetrabile; quel futuro che motiva i nostri entusiasmi, che stimola la nostra creatività e incoraggia l’intraprendere; mentre tante altre volte il suo solo pensiero ci riempie di angoscia e di preoccupazione; quel futuro dai contorni chiaroscuri, che insieme desideriamo e temiamo, è in realtà una certezza. Anzi: la nostra certezza: non svaniremo nel nulla. Non si perderà niente di quanto avremo vissuto anima e corpo. Ma tutto di noi, proprio tutto: anima e corpo, verranno raccolti, riceveranno vita.
Ce lo dice la nostra fede. Ce lo dice la vicenda di Maria, donna in carne e ossa come noi. Donna esperta del soffrire; pellegrina nel cammino della fede; madre e sposa che ha saputo, in ogni stagione della sua vita, amare. Ed è proprio l’amore a dare un ancoraggio sicuro, certo, con l’eternità. Maria, non solo con la sua anima, ma anche col suo corpo, è stata accolta nella gloria del cielo; resa partecipe della comunione di amore che intercorre continuamente sempre nuova all’interno della Trinità. La sua vicenda non resta un qualcosa di eccezionale riservato esclusivamente a lei, ma è il prototipo di quanto costituisce anche il nostro destino. Dove sfoceremo, dopo la morte.
Quando la tomba sarà chiusa, sarà veramente tutto finito?
All’origine del nostro esistere c’è una volontà di amore, che ci ha preferito alla non-esistenza. Al termine, al compimento del nostro percorso terreno, quella stessa volontà di amore ci raccoglierà, e saprà riconoscere nell’amore che avremo vissuto i tratti della somiglianza.
L’amore è, precisamente, ciò che non muore mai.
Tutto finisce. L’ambizione, anche quella buona; la progettualità; le mille idee; il soffrire; il dolore; svaniranno anche quei sentimenti oscuri che non avremo saputo, o voluto, guarire, come l’invidia, l’egoismo, la rivalità, che guidano e condizionano tanta parte delle umane vicende e delle nostre storie… Tutto questo finirà.
Ma l’amore resterà per sempre. E attraverso di esso, resteremo noi, se avremo saputo custodirlo, riconoscerlo, accoglierlo, ridonarlo. Maria ha fatto semplicemente questo, nella sua vita. E ora, anima e corpo, gode della gioia del paradiso. Quella che è anche il nostro futuro.
Sì: che bello il nostro futuro!
Possiamo pensarlo senza paura; protenderci ad esso con desiderio; anticiparlo, ancora una volta, nell’amore. E così il nostro presente può profumare già di eternità!
Commenti(5)
francesco dice
15 Agosto 2017 alle 22:27Grazie di cuore
Antonio dice
16 Agosto 2017 alle 8:46L’amore è il collante tra noi e Dio. Se non si è sensibili all’amore, l’incognita del vivere diventa così grande che vivi nella oscurità e non nella luce come Gesù ci ha insegnato. Vivere senza l’amore porta una madre ad uccidere nel sonno il figlio ed a uccidersi. E’ l’amore che ci guida sulla via della Vita.
Cinzia dice
16 Agosto 2017 alle 15:06Si coglie una dimensione nuova dell’amore. Non l’ammooore di cui ovunque si straparla ma l’amore autentico che è dentro di noi e che ci ha fatti, che non si dissolve e non si decompne
Daniela Falcioni dice
16 Agosto 2017 alle 23:55Grazie. Guardata dal Signore, Maria ha trascorso la vita custodendo quello Sguardo. Uno sguardo capace di riconciliarci con il passato e di proiettarci nel futuro . Significativo il mosaico dell’abside di Santa Maria in Trastevere che ho rivisto proprio ieri: Gesù non incorona Maria, ma le tiene il braccio sulle spalle.
Giulio dice
17 Agosto 2017 alle 9:22Scrissi, una volta, che il tempo e le cose non ci appartengono. Aggiungo, ora, che ci appartiene solo la speranza del futuro. Fede e preghiera la renderanno bella e concreta.