QUARESIMALI. 2

II Domenica di Quaresima – Anno B

Se un commerciante vuole accattivarsi il possibile acquirente, basta che gli prometta un risparmio.

Risparmio, parolina magica delle pubblicità e non solo. Con l’abbaglio di risparmiare, magari acquistando con la formula del “prendi-tre-paghi-due”, ci sembra di aver fatto un affare, mentre forse l’unico affare è di avere la casa più ingombra di cose inutili…

Dietro al risparmio c’è tante volte l’idea di voler risparmiare noi stessi; di non esporre la nostra vita ad essere erosa…

Risparmiare per risparmiarsi, insomma.

Il Vangelo di questa seconda Domenica di Quaresima ci presenta un episodio misterioso, nel quale occorre entrare pian piano, togliendo i sandali del nostro ragionare tendente spesso al calcolo.

Gesù ha da poco annunciato per la prima volta ai suoi discepoli la sua imminente Passione; ha cominciato a parlare di croce, a dire che sarà rifiutato e messo a morte, e poi, cosa ancor più misteriosa, che risorgerà. Quel rabbì che hanno scelto di seguire abbandonando tutto, si sta sempre più rivelando diverso dalle loro aspettative. Stavano forse già rinchiudendolo in un loro “schema” mentale, pensavano di saperlo già, di aver già esaurito la sua conoscenza. Si sbagliavano. Come ci sbagliamo noi, ogni volta che vogliamo “inscatolare” le persone con cui viviamo, e perfino gli affetti più cari, nel: “è fatto così”; “già lo conosco”, e invisibilmente gli apponiamo il timbro del nostro insindacabile giudizio. Uscire dal quale sarà difficilissimo…

Gesù chiama tre discepoli ad affrontare la salita di un monte alto. Il fiato si fa corto, ansimante. Le gambe sempre più pesanti, curva dopo curva. E la pianura, con i suoi villaggi, con il suo brulicare di vita e di problemi, sempre più minuscola e lontana, laggiù in fondo. Guadagnano finalmente la cima. Che veduta da lassù! Che spettacolo! Ma ecco, di nuovo Gesù li scuote dall’incanto di quel momento, imponendosi alla loro attenzione. Il velo del significato delle cose sembra alzarsi, d’improvviso. E una luce di rivelazione apre gli occhi dei tre di una consapevolezza nuova. Il rabbì di Galilea, che erano abituati a considerare nel suo quotidiano molto uguale al loro, all’improvviso appare diverso, di una bellezza “altra”. Che luce emana da lui, che biancore, che splendore!

Un venire trasformato. L’aspetto cambia. O meglio, rivela di Gesù qualcosa di più profondo e di ulteriore. Appaiono Elia, simbolo dei profeti che avevano preannunciato il Messia, e Mosè, simbolo della Legge data a Israele perché imparasse a camminare da figlio davanti a Dio. Nel loro conversare a tre si inserisce una nube che «li coprì con la sua ombra», e dalla quale esce una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». Questa voce non è rivolta ai tre che conversado, ma ai tre discepoli che spaventati sono coinvolti nella scena. Questa voce è anche per noi. È la voce del Padre, che dall’alto del suo mistero si fa vicino a noi, sollevando un lembo dal suo cuore e mostrandoci di quale amore per noi è attraversato. Un amore che dà senza risparmio. Al punto da non risparmiare nemmeno il proprio Figlio, l’amato, per noi.

A Dio noi stiamo a cuore come il figlio amato.

La prima lettura ci mostra Abramo nell’atto di salire un altro monte, il Moria del sacrificio del figlio Isacco. Se il Tabor è il monte della rivelazione del cuore del Padre, il Moria è il monte della rivelazione del cuore di un altro padre, Abramo. Gli viene chiesto di sacrificare il suo unico figlio che ama, Isacco. Di nuovo un figlio amato. Di nuovo la richiesta di darlo senza risparmio.

Anche a noi può succedere. Prima o poi ci si imbatte nella vita in quel momento cruciale in cui tutte le cose care per le quali abbiamo speso passione, energie, amore e sudore; tutto ciò che è frutto della nostra generatività, occorre riconsegnarlo, distaccarsene.

Quello è il momento per domandarci con verità: Cosa mi sta più a cuore? Le consolazioni di Dio, o il Dio delle consolazioni? Le promesse di Dio, o il Dio delle promesse?

È quello anche per noi un momento di “trasfigurazione”: ci è data l’occasione di avvicinarci al cuore delle cose e al cuore stesso di Dio: riconoscere che tutto ciò che costituisce l’intreccio del nostro vissuto, in realtà non è possesso nostro, ma dono di Dio. Riconsegnarlo nelle mani del Padre, che sono mani buone, benevole, mani di cura per noi e di dono senza risparmio: ecco la risposta che da parte nostra ancora si dimostra feconda. Nel non trattenere; non diffidare; non risparmiare per il timore (figlio dell’avarizia) di restare con nulla fra le mani.

Abramo dà senza risparmio il proprio figlio; e questa sua generosità apre la via ad una fecondità ancora maggiore. Dio infatti gli restituisce Isacco, e in lui una folta discendenza: «Io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza… si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

La fede, quando è vera, è sempre generosa. Sì senza calcolo e senza paura. Senza risparmio.

Generosità generativa.

Dopo che sono stati immersi nel mistero della Trasfigurazione di Gesù, i tre discepoli scendono dal monte con altri occhi. Tornano alla pianura e ai villaggi, alla vita di tutti i giorni con la sua prosa disadorna. Ma ci tornano diversi.

Saper volgersi alle persone con sguardo benevolo, con rispetto, col senso di riverenza che accostare ognuno richiede, questo dice che il mistero della Trasfigurazione è giunto a toccare anche il nostro cuore, trasfigurandolo in bene.

 

***

 

Sebbene siano lontane, nel futuro,

le cose che Egli mi promette,

oggi per me

è dolce e presente il suo aiuto,

oggi nella gioia del mio cuore.

Dio mi aiuta nel mio cuore:

il Signore è il sostegno della mia vita.

(S. Agostino, Esp. Sal 53,8)

Commenti(5)

  1. p. Giuseppe Rombaldoni dice

    Il commento è straordinario e commovente, vero e attuale grazie di vero cuore perché mi avete dato ulteriori spunti e nuove idee per la mia omelia. Buona Domenica Con La Benedizione del Signore Gesù che è il Risorto

  2. francesco dice

    Buongiorno, riflessione bellissima che viene dal Cielo, grazie dal profondo del cuore, un forte abbraccio francesco e Gabriella

  3. Carmelina Graziano dice

    Ogni volta che leggo le vostre lezioni, sento dentro di me qualcosa di nuovo, meraviglioso che tocca il mio animo facendomi sentire migliore di prima. Grazie.

  4. Silvana dice

    Mamma mia! Mi lasciate a bocca spalancata! Si;sto prendendo sempre più consapevolezza che l’amore di Dio per noi è incommensurabile . Quando mi abbandono a Lui nulla mi turba e sono felice. Grazie

  5. Carmine Gedeone dice

    È molto bello che qualcuno ti prenda per mano e ti porti a guardare la nostra stessa realtà da un altro punto di vista facendoti così comprendere l’esistenza di altre dimensioni.
    Grazie ed ancora grazie per questi strumenti di riflessione che generosamente ci offrite.

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