“Venite e discutiamo…”

5:30. Sveglia.
Mi affaccio dalla finestra e vedo che anche Piana Vernile è imbiancata da una sottilissima coltre di neve. Dai quartieri della memoria mi si accende una lucetta, così, per associazione di idee. Primo pensiero del giorno: «Su venite e discutiamo – dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto diventeranno bianchi come la neve» (Isaia 1,18).

Poi elaboro: prova a dirlo ai ¾ degli italiani che dall’altro giorno sono sotto la morsa della neve e del ghiaccio, o alla fila di gente che ancora sta cercando di convertire in ore la segnalazione dei minuti di ritardo dei treni sulle tabelle delle stazioni ferroviarie! …La neve!

Scendo in cappella per la prima preghiera e poi apro la Parola del giorno. Rullo di tamburi: «Su venite e discutiamo. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto diventeranno bianchi come la neve».

Allora cogliamo l’occasione di questo Buriàn (si legge così in russo?), che in Calabria ci sta prendendo solo di striscio, per stare un po’ su questa neve biblica che cade giusta giusta nella stagione quaresimale.

Siamo alle prime battute del profeta Isaia che guarda quello che si sta consumando sulla scena del mondo del suo tempo: l’impero assiro che fa piazza pulita, intanto di Samaria (Regno del Nord, correva l’anno 721 a.C.) con annessi e connessi di violenza, distruzione, deportazione. Insomma si consuma e si annuncia un grande disastro, mentre ancora sopravvive il Regno di Giuda nel bel mezzo di questo panorama di smarrimento.

E così il popolo amato si attende forse una parola in grado di placare le ansie o di anestetizzare i timori. No, la consolazione vera ha radici e fondamenti più profondi. Isaia non si mette subito a fare arringhe contro la superpotenza di turno (questo è un tema che riprenderà dopo) ma, in sintesi, dice al popolo di Dio: come stai vivendo? E dunque: cosa muove il tuo cuore? Come stai portando avanti la relazione che segna la tua identità più autentica, quella con il tuo Signore che già da secoli ti sta dichiarando il suo amore fedele? Ti fermi alle apparenze, alle etichette? «…Allontanate dai miei occhi il male dalle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene» (Is 1, 16b-17).

È come se Dio dicesse: il male è uno scollamento incredibile tra quello che vivi, le decisioni che prendi, le scelte che fai e il tuo modo di rivolgerti a me. Oppure: non ti accorgi nemmeno che ci sono accanto a te, che quello che desidero in fondo è questo: «Su venite e discutiamo…»: parliamo di te, mi interessi!

Ecco il vero, grande, luminosissimo spiraglio di luce! Discutiamo, di cosa? Semplice opinionismo? O di quanto il mondo mi opprime? O di argomenti asettici come il tempo che farà domani?
No! Parliamo di quello che tiene in piedi la tua vita proprio dentro a tutte le possibili cose che non vanno, conti che non tornano, situazioni che non quadrano, e rimettiamo con ordine i tasselli del mosaico a partire da una certezza che non si acquista a prezzo di chissà quali contorsionismi mentali, ma lasciando che i toni scarlatti della tua storia vengano a contatto con il candore del mio amore.

Allora ecco l’immagine della neve.
Quella soffice, che non ghiaccia ma che, bianchissima, rimanda a questo tipo di purezza: non quella di chi non è mai caduto, magari battendo i denti per terra, o di chi pensa di affrontare tutto e tutti come un incontro di pugilato, ma di chi ha accettato una mano per rialzarsi.
«Mi sembra più facile farmi guarire da te le mie ferite, che non infliggermele» (Confessioni, X,39,64). Sempre puntuale Agostino.

Allora non è un aiuto qualunque, di quelli da narcosi di coscienza, ma quello che ti aiuta a passare in rassegna le scivolate che hai fatto, forse sulla neve ghiacciata di qualche triste egoismo, e non te le rimarca con sprezzante freddezza, ma ti riporta tutto intero al sole senza cui non vedi, non respiri, non vivi: sei imprescindibilmente amato.
“Discutiamone”. Il Suo invito è sempre questo!

…Chissà, anche oggi; un po’ di tempo si trova sempre, per quello che ci interessa.

Se ascolterai, mangerai i frutti della terra (cf Is 1,19).

Commenti(6)

  1. Silvana Simeri dice

    Ora mi si apre uno spiraglio su ciò che è l’affidamento in Dio : è un “…lasciare che i toni scarlatti della tua storia vengano a contatto con il candore del SUO amore” Grazie

  2. Serafino Caruso dice

    Grazie di cuore… Condividere l’amore in Dio e per Dio ci rende più belli e buoni. Grazie ancora.

  3. Monica dice

    Bellissime foto! grazie anche qui a Siena è nevicato fa freddo ma tutto è meraviglia come questa riflessione un abbraccio

  4. Eugenio Nastasi dice

    Fa un certo effetto sentirsi proiettato dalla neve esterna a quella ben più ghiacciata dei propri ghirigori personali da una monaca mattiniera in vena di suonare la sveglia! E che tiritera di citazioni, e che buran o blizzard tira in quelle parole così belle nella pronuncia e così inesorabili nel senso! La quaresima è anche questo: fare della occasionale consistenza delle cose esterne magari fredde e bianche come la neve tardiva di questo proverbiale febbraio uno stimolo a smuovere reticenze e sopori per aprire la porta del cuore e risponderGli: eccomi, discutiamo.
    Grazie sentinella della conversione….

  5. Maria Adele Zicarelli Pappacena dice

    Profondo……e verissimo.

  6. Cinzia dice

    Mi piace molto questo appellativo di “sentinella della conversione”. Grazie alla monaca mattiniera e grazie agli amici di blog, che si uniscono nella sveglia.

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