C’è chi conosce la Quaresima solo o quasi esclusivamente come tempo di cui approfittare per … mettersi in dieta. Senza bollare subito questo dato, vogliamo piuttosto considerarlo più da vicino, e prenderne spunto per alcune riflessioni.
Chi non sa cos’è la dieta? Chi non ne ha sostenuta o almeno affrontata anche solo una, durante la sua vita? Ci capita, infatti, di ritrovarci ogni tanto appesantiti, gonfi, con qualche (o più di qualche…) chilo in più. Tutta questa pesantezza, se ci pensiamo bene, non solo si riflette sul fisico, con gli inevitabili inestetismi di ciccia che straborda, ma ha soprattutto effetti deleteri sulla salute: si perde in scioltezza dei movimenti; ci si ritrova ad ansimare dopo appena qualche gradino di scala; si avvertono dolori alle ginocchia costrette a portare un peso che pian piano le schiaccia.
C’è chi si effonde in dichiarazioni pubbliche sulla propria decisione di iniziare una dieta, ma poi non la affronta mai davvero; e chi invece, senza tanto clamore, con una modalità più dimessa ma certamente più efficace, ogni giorno rinuncia a qualcosa di piccolo; e così, giorno dopo giorno, proprio grazie a quel “poco” di cui ci si riesce a privare senza troppo sforzo, arriva a riguadagnare forma, leggerezza e salute.
Oggi inizia la Quaresima: quaranta giorni per camminare verso la Pasqua.
Quaranta giorni di dieta del cuore. Sì: pensiamoli così: come una formidabile occasione per mettere il nostro cuore in dieta.
Ci sono cose che lo appesantiscono: pensieri, preoccupazioni, angosce, e quel continuo consumare cose per riempire il vuoto che sente, senza mai potersi saziare davvero. Altre che lo sfibrano: il senso permanente di insoddisfazione che si effonde in brontolii, lamenti, critiche h 24. E poi, ci sono le cose che lo sfigurano in bruttezza: l’aggressività, la rabbia, il rancore.
Proprio per venire incontro al nostro cuore malandato e pesante ci viene donato questo tempo di Quaresima. Quaranta giorni da sfruttare al meglio, nei quali non si tratta di mettere in atto chissà quali programmi o ricette di cose-da-fare, ma piuttosto di togliere. Sì: si tratta di togliere: rumore dalle orecchie; parole superflue o cattive dalla bocca; gesti di aggressività e ostilità. Togliere il cattivo odore dell’egoismo, quel voler farsi notare dagli altri e sentirsi superiore; togliere quel modo appariscente, teso a “fare colpo”, che tante volte ci contraddistingue.
E tornare a sentire fame dentro: fame di vita, di speranza; fame di amore vero, pulito, buono; fame di Dio, fame di relazioni vere con gli altri.
C’è una parola antica e tanto preziosa che esprime tutto questo: la parola digiuno. Significa fare a meno di qualcosa, per provare fame più in profondità. Attendere che questa fame interiore venga saziata davvero, e non rimpinzata con semplici palliativi.
È nella preghiera che possiamo ritrovare il sapore di questa fame sana. Agostino ci ricorda che siamo tutti mendicanti di Dio, e che in fondo ad ogni nostra richiesta, preghiera, desiderio, si nasconde il desiderio di Dio: perché solo lui può saziare la fame del cuore.
Abbiamo davanti a noi quaranta giorni di grazia: non lasciamoceli scorrere via in maniera indifferente.
Mettiamoci a dieta, col cuore. A piccole dosi, con piccole scelte, una al giorno. E lasciamo che Dio occupi lo spazio che è dentro di noi: lo occupi con la sua vita, il suo amore, il suo modo di pensare: sempre positivo, sempre creativo, sempre oltre…
Non accontentiamoci di richieste di corta gettata nella nostra preghiera, ma diamo ad essa intensità e respiro; ci ritroveremo così, col nostro cuore tornato mendicante, a bussare al cuore di Dio per chiedergli di donarci se stesso.
Dammi te stesso, Dio mio, restituiscimi te stesso.
Io ti amo. Se così è poco, fammi amare più forte.
Non posso misurare, per sapere quanto manca al mio amore
perché basti a spingere la mia vita fra le tue braccia
e di là non toglierla finché ripari al riparo del tuo volto.
So questo soltanto: che tranne te, per me tutto è male,
non solo fuori di me, ma anche in me stesso;
e che ogni mia ricchezza, se non è il mio Dio, è povertà.
Agostino, Confessioni, 13, 8,9
Commenti(3)
Graziano carmelina dice
6 Marzo 2019 alle 13:36Grazie di cuore ❤
Luigina seren dice
6 Marzo 2019 alle 19:22Signore, aiutami ad uscire dalle comode abitudini e portami nel luogo che a TE più piace . Nel silenzio dell’anima parlami , solo ascoltando la tua voce posso cambiare il mio cuore . Rendici forte per non cadere nel peccato e superare le tentazioni. Donami la grazia di essere tua figlia.
Marialuisa dice
6 Marzo 2019 alle 22:13Grazie per quel “positivo, creativo, oltre”…che deve caratterizzare il nostro pensiero. Gesu,’ e’ con noi, perche’ cosi’ trova spazio. Auguri allaComunita’