VULNERATUS, 24 aprile 2020
Dovremmo prestare molta attenzione a come usiamo le parole. Con esse abbiamo l’enorme potere di dare la vita o la morte a una persona. Le parole possono uccidere, quando dicono male, quando calunniano, quando rivangano, quando offendono, quando mentiscono. Delle ferite arrecate dalle parole sentiamo tutti il bruciore…
Le parole danno la vita, quando consolano, quando incoraggiano, quando apprezzano, quando perdonano, quando non restano solo parole, ma sono rivestite di verità.
Agostino aveva un amore speciale per le parole, e studiò per diventare professionista nell’usarle: fu retore, oratore, e anche da vescovo affascinava gli ascoltatori con i suoi Sermoni.
Dio sa trovare la via per raggiungere ciascuno di noi, entrando proprio da quel “pertugio” fatto di inclinazioni, talenti, interessi che dicono la nostra unicità. La via per arrivare al cuore di Agostino fu proprio la sua Parola. Acuta come una freccia, riuscì ad aprire un varco in quel cuore che si teneva protetto dagli altri e anche da Dio. Il varco di una ferita: una ferita salutare, che non si rimarginò mai più. Aperto così dall’umile Gesù, Parola viva di carne, il cuore di Agostino trasse dalla sua ferita nuove parole: su tutte, la parola della carità.
Non abbiamo paura di lasciarci ferire dall’umile Gesù: Lui, Parola del Padre, apre dentro di noi varchi di vita e di luce.