CONGIUNTO – 5 maggio 2020
Assurto ad un’improvvisa popolarità, questo termine è sulla bocca di tutti, o quasi, in questi giorni. Una di quelle parole del mondo giuridico che volentieri accogliamo nel vocabolario comune. Allora cerchiamo di soffermarci un po’ attorno ad essa.
Di suo, rimanda ai legami, a relazioni di particolare intensità, qualità: le relazioni parentali, quelle in cui c’è di mezzo il sangue; quelle in cui c’è di mezzo la volontà di unirsi in maniera non estemporanea, ma stabile e duratura.
Se risaliamo fino alla radice, scopriamo che c’è una stretta parentela (anche le parole hanno i loro congiunti…) tra “congiunto” e “giogo”: il congiunto, insomma, è colui che porta con te il giogo: il giogo pesante e meraviglioso della vita; il giogo del quotidiano, col suo carico e le sue possibilità.
Che bello, saperci congiunti! Eravamo una moltitudine disunita e frammentata; ma con infinita, divina pazienza Dio ha saputo collegarci tra di noi e con lui. Il nostro grande congiunto è l’umile Gesù: il suo interesse per le nostre fatiche umane lo ha portato a legarsi a noi col giogo della prossimità, per imparentarci tutti col cielo di Dio.