Il firmamento delle divine Scritture
Dio disse: Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno (Gn 1, 6-8).
Col firmamento Dio pone una barriera al fluire caotico e pervasivo delle acque. L’antico israelita vedeva il cielo come qualcosa di stabile, solido, fermo: la parola firmamento dà precisamente l’idea di solidità.
Ma non solo.
Il firmamento è quel grande indicatore che, posto sulle nostre teste, dà orientamento, indica la direzione. Per svolgere questa funzione, il firmamento segna delimitazioni, confini: da una parte si trovano acque di vita; dall’altra, acque di morte.
Quando Agostino scopre, attraverso la predicazione del Vescovo di Milano Ambrogio, la profondità delle Scritture, e il senso spirituale in esse racchiuso, paragona la Parola di Dio al firmamento (cf Conf. 13,15,16-18): anche la Parola di Dio, come il firmamento, dà direzione alla vita. Insegna ciò che va evitato e ciò che va seguito. Indica la via da percorrere. Cerca le nostre vite come spazio in cui prendere carne e sprigionare la sua sapienza piena di energia con rinnovata inedita efficacia.
La Parola di Dio, che gli viene “spezzata”, cioè spiegata, aperta, nella compagnia della Chiesa, lo raggiunge al cuore e riesce ad operare dentro di lui un’apertura, una ferita che lo guarisce dalla sua chiusura autocentrata: «O Dio, la tua parola ha ferito il mio cuore, e io ti ho amato» (Conf. 10,6,8).
Agostino trascorrerà il resto della sua vita nel nutrirsi di questa Parola e nello spezzarla ai suoi fedeli, in innumerevoli modi, occasioni, sermoni, commenti. Tutta la sua vita non sarà altro che esortare a volgere gli occhi del cuore al firmamento delle Scritture, per riceverne stabilità, per venire orientati nelle scelte da compiere, per essere aiutati dalla Parola a leggersi dentro e a leggere in maniera sapienziale la storia.
***
Siano le tue Scritture per me casta gioia,
che io non m’inganni su di esse né inganni altri con esse.
Volgiti e abbi pietà, Signore Dio mio,
luce dei ciechi e forza dei deboli,
luce di coloro che vedono e forza di quelli che sono forti,
volgiti all’anima mia e ascoltala
mentre grida dall’bisso.
Se le tue orecchie non fossero presenti ad ascoltarci anche dall’abisso,
dove andremmo? Verso dove grideremmo?
Tuo è il giorno, tua è la notte,
al tuo cenno vola il tempo.
Concedimi un po’ di questo tempo
per le mie meditazioni sui misteri della tua parola,
non voler chiudere la porta a chi bussa. (…)
Signore, compi la tua opera in me
e svelami quelle pagine.
La tua voce è per me al di sopra di ogni altro piacere.
Conf. 11,2
Commenti(2)
Cinzia Solera dice
21 Agosto 2021 alle 8:36“Dio dice all’uomo: non ridurre il mio giardino ad un immenso deserto”. Da un racconto ebraico.
Immedesimiamoci nell’ambiente che Egli ha posto intorno a noi, e di cui siamo parte.
Il firmamento è quel grande indicatore, che posto sulle nostre teste, da orientamento, indica la direzione dice
21 Agosto 2021 alle 9:36“Il firmamento è quel grande indicatore, che posto sulle nostre teste, dà orientamento, indica la direzione.”
E ci sostenga nel nostro piccolo impegno nel fermare il caos dilagante…