NOVENA S. AGOSTINO 2021 Dal deserto al giardino 5° giorno

I semi, veicoli della vita 

E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascun secondo la sua specie». E così avvenne: la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno. (Gen 1, 11-13)

 

La terra emersa dalle acque non resta deserta, ma viene coperta a poco a poco di verde: germogli, erbe e alberi. Colori e dolcezza. I colori variopinti dei fiori; la dolcezza dei frutti.

Tutto questo svilupparsi e diffondersi di vita è reso possibile dalla forza dei semi. Per ben quattro volte il testo del Genesi li menziona nello spazio di appena due versetti.

Il seme. Mezzo di trasporto della vita. Minuscolo, agilissimo e tenacissimo. Un forziere misterioso di forze vitali, lo definiva Agostino. Una forza vitale sprigionata proprio nel momento in cui il seme, caduto nel terreno, inizia a marcire. A decomporsi. Tu lo credi ormai finito, e invece è proprio quello il momento in cui prende forma una nuova vita. Un germoglio.

 

Entrare nella logica del seme è entrare nella logica della Pasqua.

Lì dove credi ci sia solo un aridissimo deserto, Dio si prepara il terreno per venirci incontro. Lì dove credi ci sia solo morte, in realtà si prepara una nuova vita. E proprio da quella morte, da quel fallimento che ti ha colpito. Da quel disfacimento dei tuoi progetti…

In ciascuno di noi Dio semina la sua vita: attraverso persone, incontri, situazioni. Persino attraverso le avversità.

Quanta importanza ebbe, nel ritorno a Dio da parte di Agostino, la figura della madre, Monica!

Donna dalla fede schietta e coraggiosa, non aveva trascurato di deporre nel cuore del suo bambino ancora piccolo il seme del nome di Cristo.

Monica, maestra della capacità di non desistere nella speranza nonostante lo scorrere del tempo: la sua tenacia ci insegna che, anche quando non ne vediamo immediati riscontri, non è mai vana la semina del bene.

 

***

Ricevi la mia confessione e la mia gratitudine, o Dio,

riguardo a quella tua serva

che mi partorì sia nella carne

perché io nascessi a questa luce temporale,

sia nello spirito perché io nascessi alla luce eterna. (…)

Chiunque veniva a conoscerla,

aveva da ringraziare, onorare

e amare profondamente te,

perché sentiva in lei la tua presenza,

testimoniata dai frutti di una vita santa.

Era stata sposa di un solo uomo,

aveva adempiuto ogni suo dovere con i genitori,

aveva governato con dedizione la sua casa,

le sue opere buone le rendevano testimonianza,

aveva allevato i figli partorendoli tante volte

quante li aveva visti allontanarsi da te.

Conf. 9,8-9

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