Vi sono situazioni in cui il lamento smette di essere canale di sfogo di personali insoddisfazioni e impotenze, e diventa addirittura preghiera. Rivestita di dignità e solennità.
La Bibbia conosce un libretto che si intitola proprio Lamentazioni: raccoglie il grido di dolore di un popolo che versa in situazioni disastrose, per essere stato colpito da ogni sorta di calamità: invasioni, guerre, devastazioni a non finire. Una catastrofe collettiva.
Ecco allora che si leva, corale, la preghiera della lamentazione. Non una lagna insostenibile, ma un dignitosissimo grido di supplica rivolto a Dio. Che possiamo addirittura immaginare rivestito di suoni, note e ritmi. Qualcosa non di scomposto, urlato, ma meditato a lungo e poi anche messo in canto per indicarne tutta la serissima importanza.
Un intero popolo vi è coinvolto. Il destino di tutti, abbracciato come proprio da ciascuno. Il presente viene guardato negli occhi ma soprattutto raccontato a Dio. E mentre si riconosce che ci si sente mancare la terra sotto i piedi, questo crollo di ogni certezza o punto di riferimento scava nel cuore di chi eleva il lamento la ricerca di nuovi appigli, più solidi, più certi. Perché la terra resta sempre terra. Mai del tutto ferma…
Un particolare: questo libretto consta di appena cinque capitoli; come a dire: anche al lamento più doloroso sono posti dei confini. Non si tratta di qualcosa di interminabile.
Fra tante lacrime, versate giorno e notte, ad un certo punto si apre una fessura di luce:
Buona cosa è aspettare in silenzio la salvezza dell’Eterno (Lam 3, 26).
Commenti(3)
Laura dice
13 Febbraio 2023 alle 12:56Anche dove sembra non trovare più parole …le vostre riaprono al futuro al senso a rialzare lo sguardo nell’attesa della sua azione di salvezza! Grazie
Magda dice
13 Febbraio 2023 alle 15:12Anche al lamento più doloroso sono posti dei confini… se ci si appoggia al cuore di Gesù, ciò diventa realtà…
Giuseppe dice
13 Febbraio 2023 alle 17:09‘Eli, Eli, lema sabactani’ è il grido di dolore del Figlio Prediletto che si sente abbandonato e, nonostante tutto, rivolgendosi al Padre gli dice ‘nelle tue mani affido il mio spirito’. E’ “il lamento” che ci indica la via per aspettare in silenzio la salvezza dell’Eterno.
E’ “Mamma Maria” che, con il suo . . . Stabat Mater, ci mostra il modo di stare accanto alla Croce quando non si ha più nemmeno la forza di una parola nel contemplare la Bontà, la Bellezza e la Verità crocefisse dall’ignoranza di questo mondo.
E’ lo ‘Stabat Mater’ che dovremo imitare sapendo che Cristo non scenderà dalla Croce finchè un solo povero rimarrà sulla terra.