Abbiamo fatto tra noi una ricognizione: c’è un albero che segna qualcosa di importante, nella storia di ciascuna Sorella: il mandorlo coi suoi rami fioriti a primavera, tagliati e portati in dono alla maestra; il cedro del Libano della casa paterna; il ciliegio di avventure d’infanzia; il giuggiolo coi suoi frutti dolcissimi; i tigli odorosi, annuncio che ormai l’estate è prossima e la fine della scuola si avvicina.
Anche Agostino ha cari due alberi: il pero e il fico, per lui così importanti da serbarne memoria per tutta la vita.
Il primo è legato al furto notturno delle pere compiuto a sedici anni insieme ad un gruppo di coetanei. Agostino ne parla così: «Volevo fare una cattiveria gratuita, senza avere altra ragione d’essere malvagio che la malvagità. Era brutta, e l’ho amata..» (Conf. 2, 4,9).
Ma c’è un secondo albero nella vicenda di Agostino: il fico, sotto il quale lui si rifugia in lacrime, nella crisi che lo porterà ad arrendersi a Dio. Ha trentadue anni, si sente ormai conquistato da Cristo ma rimanda il momento di convertirsi. Questo gli produce una tristezza esasperante.
Ascoltiamo Agostino:
«Io mi gettai disteso sotto un fico e diedi libero corso alle lacrime. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce: “Prendi e leggi, prendi e leggi”. (…) Tornai dove avevo lasciato il libro dell’Apostolo. Lo afferrai, lo aprii e lessi in silenzio il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: “Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo né assecondate la carne nelle sue concupiscenze”. Una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono» (Conf. 8,12,28-29).
Il pero e la perversa bellezza di un’azione sbagliata; il fico e l’inizio dell’amore per la «Bellezza tanto antica e tanto nuova» (Conf. 10,27,38).
Siamo nella settimana che precede la Festa di S. Agostino; tra l’altro, è stagione di fichi…
Commenti(3)
Giuseppe dice
23 Agosto 2023 alle 8:47Degli alberi amo molto questa piccola regola di buon senso . . .
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono.
Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo (Lc 6, 43-44).
Laura dice
23 Agosto 2023 alle 11:07Parole che raggiungono il cuore perché da lì accolte, custodite e interiorizzare, partono. Grazie!
Se dovessi esprimere una preferenza di albero direi il faggio. Ho avuto qualche giorno la la possibilità di sttraversare una faggeta e me ne sono innamorata. Le piccole e fitte foglie la pulizia del sottobosco, il fresco che si diffonde al riparo del sole forte dell’estate, donano pace e serenità nel cammino.
Anna Maria Cucci dice
23 Agosto 2023 alle 12:45I fichi indicano il tempo maturo dell’estate. Carichi di morbidezza, dolcezza e nutrimento . Testimoni di una prosperità donata