Articolare suoni attraverso la propria voce non è così scontato. Dapprima escono vagiti, poi grida più o meno incontrollate. Occorre tutta una lunga opera di educazione, in cui le cure materne giocano un ruolo fondamentale, perché quei nostri suoni disarticolati e incomprensibili giungano a diventare parole. Suoni dotati di senso e che chiedono dialogo, risposta. Così si diventa affabili: persone, cioè, a cui si può parlare.
Un inequivocabile segno di malessere è la comunicazione che degenera in mutismo o, all’opposto, in urla aggressive e paurose.
Ha ancora senso, mentre davanti a uno schermo assistiamo al mondo che va in fiamme e si autodistrugge, parlare di affabilità? Non sarebbe meglio pensare invece a costruirci un bunker di autodifesa dove rifugiarci al riparo dagli altri?
Secondo San Paolo proprio l’affabilità è un salvagente per l’umanità: se tutto sembra andare a rotoli e degenerare in un gigantesco grido di violenza e furore, rimanere persone capaci di usare la parola in maniera costruttiva diventa un segno che interroga, contagia, scuote e aiuta.
A ben considerare, il primo ad essere affabile è Dio stesso: è lui che insistentemente cerca il dialogo con noi, ci offre la sua parola. Pensiamo all’Annunciazione: con quanta delicatezza l’angelo, messaggero di Dio, si mette in dialogo con la giovanissima Maria. Sì: l’affabilità di Dio ci rende a nostra volta affabili, cioè capaci di rispondergli attraverso quella forma di conversazione che è la preghiera.
L’offerta di un ponte di amicizia con tutti, ecco cos’è l’affabilità: propria di persone che, attraverso la parola, accorciano le distanze. Il segreto dell’affabilità sta nella speranza in ciò che l’umano ha di bello: la capacità di incuriosirsi, di esplorare il mondo dell’altro, per diventare migliori attraverso la conoscenza e l’incontro.
Se l’angoscia stringe il collo e costringe a far uscire l’aria solo come un grido, la speranza dilata e assicura il passaggio per la parola.
C’è ancora spazio per coltivare l’umano.
«Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù» (Filippesi 4, 4-7).
Commenti(5)
Patrizia dice
9 Ottobre 2023 alle 13:52Grazie mie amatissime sorelle.💞
Cinzia dice
9 Ottobre 2023 alle 14:45Affabilità, dunque, come dialogo del cuore, in costante attesa dell’altro. Come un fidanzato, come una madre. Dialogo anche sul nulla, ma comunque per costruire una relazione ed una reciprocità. Fra padri e figli, fra fratelli, fra madri e figlie, fra sorelle. Da lì sboccia la pace e il volersi davvero Bene.
Grazie, Sorelle, sempre dischiuse all’affabilità.
Giuseppe dice
9 Ottobre 2023 alle 14:51Questa volta vi siete superate, Carissime Sorelle, ci avete davvero facilitato la comprensione di una bellissima qualità di San Paolo: la sua capacità di farsi tutto a tutti (1Cor 9,22).
Grazie!
Grazie dice
9 Ottobre 2023 alle 16:51Grazie davvero, parole commoventi, specialmente in questo momento così buio, ho condiviso queste parole con il mio Gruppo Vangelo, mi sembravano appropriate per i nuovi appuntamenti dell’anno nuovo, un caro saluto
Rosa dice
9 Ottobre 2023 alle 21:52L’AFFABILITA’ È LA VIRTU’ CHE APRE AL DIALOGO – L’UOMO E’ STATO CREATO X LA RELAZIONE, CON DIO NELLA PREGHIERA, TRA DI NOI X COSTRUIRE LA PACE, LA TANTO SOSPIRATA PACE NEL MONDO 🙏🙏🙏