Oggi, ritorno a scuola.
Ogni volta che viene settembre, si riaffacciano memorie e sensazioni scolastiche.
C’è un particolare significato che la parola “scuola” trattiene; occorre scavare molto a fondo in essa per rintracciarlo. All’osso, o meglio al cuore, ha a che fare con un verbo tanto importante, tra i primi nell’apprendimento: il verbo avere. Che ha un’infinità di sfumature, applicazioni, significati, e che vuol dire, fra le altre cose: occuparsi di qualcosa; intrattenersi; anche: stare, consistere.
Allora si potrebbe osare questo significato: scuola è darsi tempo per crescere, per assumere consistenza.
Curioso: la scuola e il monastero hanno molti elementi in comune: a scuola si tengono le lezioni, in monastero si pratica la lectio divina; i banchi degli studenti richiamano gli stalli dei monaci per la preghiera; la cattedra è in entrambi i casi una sede da cui parlare con autorevolezza e non solo con autorità; entrambi prevedono la salutare necessità di un tempo di ricreazione; entrambi conoscono i voti, anche se con un intento diverso. Serietà e prossimità, solidarietà e disciplina, ingredienti apparentemente distanti fra loro, sono sapientemente mescolati sia in monastero che a scuola; infine: a scandire tempi e orari, la campana, così importante per l’uno e per l’altra.
Il monastero allora si può considerare come una scuola, scelta liberamente per una frequenza non delimitata nel tempo, ma lunga quanto la vita. Una schola amoris, dove imparare ad amare e a lasciarsi amare. Un apprendimento che non finisce mai.
Oggi, ritorno a scuola.
Commenti(2)
Cinzia dice
16 Settembre 2024 alle 11:05Scuola amoris ha come denominatore il verbo studeo=ricerco, indago, tendo a, AMO. Lo studio è un tipo diverso di amore, non superficiale, ma dedito e consapevole, perché mentre cerca amore da altro/altri (compresi coloro che parlano ex cathedra), finisce per amare più disinteressatamente se stesso. In un circuito illimitato, che nei casi più privilegiati, può arrivare ad
attingere all’ Infinito.
Giuseppe dice
22 Settembre 2024 alle 10:38Non sono le aule, né i libri né le presentazioni PowerPoint che sono impressi nei miei ricordi quando penso ai miei trascorsi racchiusi nella parola “Scuola”.
Sono le maestre e i maestri che si sono adoperati per insegnarmi il metodo, il metodo di come la scuola diviene vita piena di ciò che è bello, di ciò che è buono, di ciò che è vero.
Di uno di loro ricordo sempre una frase “… si ricordi, i maestri non servono però aiutano a far prima”! Fare prima, fare meglio ponendoci sulle loro spalle e osservando un panorama più vasto e a convincerci di essere nel giusto era la gioia con cui si illuminava il loro viso quando il nostro percorso era nella giusta direzione!
E allora grazie, grazie ancora, cari maestri, perché la vostra non è stata una scuola di nozioni ma riempita e forgiata da emozioni!