Li vediamo lì, immobili e rasserenanti nelle nicchie che li proteggono. Tutto il loro vissuto, passato attraverso prove e tempeste di vario genere, a volte inimmaginabili, nella nicchia trova una sintesi francamente limitante: e così, i santi finiamo per “addomesticarli”.
Il sogno della nicchia a volte può impadronirsi di noi: quando vagheggiamo un contesto che ci esenti dal sobbarcarci la fatica di reagire alle contrarietà con cui la vita può venire a bussare alla nostra porta. Una specie di campana di vetro che sentiremmo in certo modo dovuta, e che però ogni volta risulta distante da noi: come se avvolgesse altri a preferenza delle nostre persone.
Che non sia, la nicchia, un’immagine del nostro egoismo in cerca di ripari?
Oggi abbiamo la fortuna di possedere dei santi non più soltanto ritratti dipinti, ma le fotografie vere e proprie: se ci si sofferma sul loro sguardo, la profondità dei loro occhi, si intuisce che qualcosa di speciale li ha mossi da dentro, accesi. Preghiamoli, i santi. Loro stessi si incaricano di stringere con ciascuno di noi un’amicizia speciale, come per affinità…
Che ci prendano per mano e ci tirino fuori dalle nostre nicchie, se ci accorgiamo di esserci rintanati lì, e ci conducano senza paura nei sentieri della carità, quell’amore adulto ed esigente verso Dio e verso il prossimo che Agostino chiamava dilectio.
Foto: nicchia all’interno della Casa del Vescovo – Monastero S. Agostino Piana Vernile – Rossano