NOVENA DI NATALE 2024 – Ritornare a benedire

Pubblichiamo di seguito i testi della Novena in corso, che di giorno in giorno viene diffusa tramite podcast.

 

1 giorno – ANZIANITÀ

Caro Zaccaria,

ci accompagni al Natale? Forse la richiesta ti stupisce; forse ti stai chiedendo: come? Io, il sacerdote anziano e sterile, incredulo all’annuncio della nascita di un figlio? Io, che ho pagato con nove mesi di silenzio e mutismo la mia incredulità? Proprio io? Sì, proprio tu. Forse, proprio per tutto quello che hai detto…

Nella tua anzianità rintracciamo qualcosa che è anche in noi…

Certo, gli anni ti hanno portato ad accumulare una grande esperienza, una conoscenza ampia, vasta, multiforme. E tutto questo ti appartiene. L’anzianità, però ti ha anche costretto a ripetere le cose conosciute, a non aspettarti ormai nulla di ulteriore. Ormai… questa parola strana, che mette insieme un presente, Ora!, con la sua negazione: Mai! Sa di rassegnazione, l’ormai, e forse dalla tua bocca ne escono di frequente… ma per noi è poi così diverso? Ci può essere anche un’età meno avanzata della tua, ma quanta vecchiaia dentro, sedimentata nel cuore: per tante rigidità accumulate; o per l’incapacità a disporsi ad un nuovo, ad una sorpresa. Abbiamo così paura delle sorprese da chiedere preventivi per ogni cosa… anche per doni belli vogliamo anteprime o spoiler…

Caro Zaccaria, la prima annunciazione è stata per te. Dio ha voluto rivolgere prima di tutto a te, vecchio di anni e di animo, un annuncio di gioia, una parola di speranza: sarai padre! La vecchiaia ti ha impedito di gioire subito. L’annuncio dell’angelo però continua ad essere una buona notizia, e non solo per te, ma anche per noi: a qualunque età possiamo ancora disporci a lavorare su noi stessi. A qualunque età Dio ha una parola di vita personalizzata. Qualunque sia la nostra età anagrafica, Dio vuole toglierci dal cuore la vecchiaia. Perché noi invecchiamo, ma il nostro Dio è perennemente giovane. Cosa dobbiamo fare?  Permettergli di scombussolarci un po’. È quello scombussolamento ricco di vita e di grazia che prende il nome di conversione.

Signore Gesù,

tu hai per noi, ad ogni età,

annunci di novità e parole di amore,

portatrici vita anche quando feriscono.

 Donaci la grazia di lasciarci raggiungere,

con disponibilità sempre giovane;

di lasciarci rifare nuovi dalle tue mani misericordiose!

 

2° giorno STERILITÀ

Caro Zaccaria, più riflettiamo intorno alla tua vicenda, più affiorano domande. Forse anche un po’ scomode per te. Il Salmo 128, questa antichissima poesia sotto forma di preghiera, sembra fare un ritratto della tua vita di uomo giusto davanti a Dio; ecco come si esprime:

“Beato l’uomo che teme il Signore

e cammina nelle sue vie.

Vivrai del lavoro delle tue mani,

sarai felice e godrai d’ogni bene.”

 

Fin qui il Salmo sembra che parli proprio a persone come te, sembra proprio raccontare del tuo vivere nel timore di Dio, dunque col senso della sua presenza, della sua giustizia.

E però il Salmo subito dopo contiene parole che ci lasciano perplessi, se le leggiamo pensando a te:

“La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa;

i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa.

Così sarà benedetto l’uomo

che teme il Signore”.

 

Ma come?! Tu temi il Signore, cammini integro davanti a lui, eppure… tua moglie è sterile e la vostra casa priva di figli.

Dio sembra non benedire tutta la tua vita irreprensibile. Zaccaria, uomo della benedizione mancata…

Non dev’essere stato facile per te vedere le cose crescere attorno, e intanto tu ed Elisabetta restare sempre uguali, anzi avvizzire progressivamente. A tua moglie è stato anche affibbiato un soprannome: “la sterile”, quasi un marchio di vergogna.

Zaccaria, tu ci rispondi col tuo silenzio e con le parole pesate di Luca evangelista. Ma fra le righe scorgiamo la tua costanza. Pur nel tuo non capire fino in fondo; pur subendo questa mancanza di benedizione, tu comunque non cedi alla rabbia, non ti scagli senza lucidità contro Dio e contro tutti. Non diventi un risentito, non fai della tua situazione una malattia.  È vero, l’angelo ti ha trovato ormai rassegnato alla tua condizione: un uomo da risvegliare dentro, alla speranza.

Ma hai dalla tua una costanza ricca di promessa: forse il frutto non verrà mai. Forse non capirò mai il perché. Tuttavia la mia vita continua nel solco della fedeltà di Dio: la sua fedeltà verso di me, nella mia situazione incompiuta. Il frutto è già questo, in nuce: non un risultato atteso e magari anche un po’ preteso; non un esito a cui si deve aver diritto, in risposta ai propri sforzi o alla propria integrità/rettitudine. Nessuna autentica relazione, nemmeno quella con Dio, funziona come un contratto, con un dare e un avere.

Piuttosto, tu ti abbandoni alla fedeltà di Dio, come dice un altro Salmo, stupendo:

“Io invece come olivo verdeggiante nella casa di Dio.

Mi abbandono alla fedeltà di Dio ora e per sempre” (Sal 51, 10).

 

Signore Gesù,

 quando i conti non ci tornano

e diventiamo nient’altro che una grande domanda davanti a Te,

aiutaci a non cadere nello smarrimento

 e a restare aggrappati alla tua fedeltà, ricca di promessa.

Amen.

 

 

Novena 3° giorno

LITURGIA

Caro Zaccaria,

eccoci di nuovo a dialogare con te. Sei solenne nei tuoi abiti sacerdotali. Si capisce dalle tue vesti che sei un sacerdote, addetto alla liturgia nel tempio.

Liturgia: che poi, detto in termini semplici, è quell’insieme ordinato e significativo di gesti, riti, segni e parole con cui ci disponiamo ad entrare in dialogo con Dio. Questa, tu lo sai bene, è la Liturgia con la maiuscola.

Ma noi conosciamo anche tante liturgie minuscole: la liturgia della casa e del lavoro; la liturgia del turismo e dello sport; esiste addirittura la liturgia degli stadi e dei concerti…. Ma cosa cerchiamo in queste liturgie? Forse di ampliare l’orizzonte delle nostre conoscenze e relazioni? Forse una goccia di benessere? Forse, semplicemente un po’ di svago?

Cosa cerchiamo?

E tu, cosa cerchi mentre offri l’incenso al tuo Dio, e ti inebrii del profumo delle resine odorose che bruciano e si sciolgono in volute di fumo?

«Come incenso, o Dio, salga a Te la mia preghiera…» (Sal 140).

Sì certo: ecco cosa cerchi: che la tua preghiera salga fino al Cuore di Dio e lì sia accolta, ascoltata.

Ma c’è dell’altro: tu cerchi anche di essere gradito a Dio, in quelle Liturgie maiuscole o minuscole che intessono la tua vita.

 

Signore Gesù,

donaci luce perché tutto del nostro vivere,

liturgie grandi e piccole,

sia orientato a Te.

 

 

 

Novena 4° giorno

LA GRAZIA DEL SORDOMUTISMO

 

Caro Zaccaria, oggi il Vangelo parla proprio di te. Ad un certo punto ci imbattiamo in quella frase dell’angelo, che lì per lì sa di punizione, durissima per giunta: l’angelo ti ha appena annunciato la nascita di un figlio, ma tu proprio non riesci a crederci. Davanti ad una notizia così a lungo attesa, tu adesso ti senti bloccato dalle tue difficoltà: l’età avanzata, la sterilità di Elisabetta… allora l’angelo Gabriele ti rivolge queste parole dall’aspetto tanto dure: «Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».

Davanti alle tue perplessità, l’angelo ti dona un lungo tempo di incomunicabilità con l’esterno. Perché non sarai solo muto, incapace di articolare parola, ma anche sordo, dunque incapace di ascoltare altre parole.

Avrai davanti a te un lungo tempo nel quale lasciar risuonare dentro le parole dell’angelo, quasi a familiarizzare con esse e con quanto annunciano.

Allora forse non è proprio esatto parlare di punizione…

Poter stare in silenzio a lungo è, a ben vedere, una vera e propria grazia.

La grazia che sia messo a tacere tanto rumore assordante, che ci confonde e non ci fa cogliere l’essenziale, che ci offusca la verità.

Il frastuono di parole inutili o superflue; il rumore delle parole malevole e cattive… un lungo silenzio, a purificare, a pulire relazioni, pensieri, atteggiamenti interiori.

Non è facile acclimatarsi al silenzio. La prima tentazione è quella di mettergli presto fine. Perché quando stiamo in silenzio ci sembra di non fare niente, di avere davanti a noi un tempo vuoto o perso, se non lo riempiamo di parole o dello strepito di suoni a ciclo continuo.

E poi, nel silenzio ad un certo punto prendono a visitarci le nostre paure, le domande si ingigantiscono, e il fatto di non poter chiedere aiuto ad alcuno complica ulteriormente. Zaccaria, solo il cuore di Dio Padre conosce le tue lotte sostenute in quel lungo tempo di silenzio. Lotte coi “mostri” di mille spaventi, angosce, dubbi, timori.

Ma poi, ad un certo punto ecco farsi strada una chiarezza nuova, mai prima raggiunta. Prendi a riconsiderare le promesse di Dio, a partire da lontano, da quell’uscita dall’Egitto attraverso una strada tracciata sul mare… Dio traccia sentieri percorribili lì dove umanamente si direbbe: “è impossibile andare avanti”. Così è anche per te. Tu a poco a poco lo comprendi e lo riconosci. Prima usavi e forse anche abusavi delle parole esteriori. Ora hai appreso a parlare dentro di te, a tu per tu con Dio, più intimo a te di te stesso. E quei lunghi mesi di silenzio, da punizione cominci a riconoscerli come una benedizione.

L’uomo, quando punisce, umilia e ferisce. Dio, quando corregge, insieme al dolore fa provare la dolcezza: il gusto inconfondibile della Verità, della Bontà, della Bellezza, altri nomi della sua paternità.

 

Signore Gesù,

insegnaci a fare silenzio: dei nostri lamenti,

delle parole inutili o nocive.

Guidaci a familiarizzare con quel silenzio buono che è il tacere del nostro io

per ascoltare Te, parola di Vita, di Verità, di Amore.

Amen!

 

 

 

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