Il mito del “centro” è cosa nota e diffusa: pensiamo ci possa garantire considerazione, importanza e visibilità. Gratificazione.
C’è un centro geografico, rispetto al quale innumerevoli zone risultano periferiche;
un centro degli interessi, che ruotano attorno a mire e progettualità coltivate come più importanti rispetto ad altre;
infine, c’è un centro degli affetti, rispetto al quale tante altre relazioni e cose risultano secondarie o addirittura sono lasciate ai margini del cuore.
Arriva il momento, però, in cui veniamo risospinti lontano da quel centro che accarezzavamo od occupavamo. Può trattarsi di un evento doloroso, come una malattia che non ti permette più di portare avanti la vita che facevi; oppure dell’età che avanza e costringe a “lasciare”.
Ma può anche succedere che un bel giorno, senza tante cerimonie, qualcuno ci dica: “Mettiti da parte”. Che fare?
Esiste un modo di vivere il “disparte” che non sia solo la tristezza, o la rabbia o, ancora peggio, il rancore?
Diciamocelo: venire messi da parte è sentirsi un po’ morire.
Eppure… persino il “disparte” ci può insegnare qualcosa. Una forma di generatività, anzitutto: mollare la presa del controllo e l’ansia di esserci sempre, vicino a quel centro; lasciare spazio agli altri, liberi di agire diversamente da noi.
Il disparte ci dice, poi, che c’è vita anche altrove, e non solo nel centro. Anzi, forse anche più variegata, interessante e ricca di possibilità. Tutta da scoprire e accogliere…
Signore, aiutami ad amare il “disparte”:
guariscimi dall’ansia di non perdere il centro,
dalla mania di voler occupare spazi di visibilità e considerazione;
insegnami ad apprezzare ogni piccola espressione di bene, di verità, di umanità.
Insegnami a farmi da parte
e anche ad accettare di dovermi mettere in disparte.
Signore Gesù, tu hai avuto occhi e cuore
per i più periferici e smarriti.
Signore, che in ogni “angolino” in cui mi sento risospinto
io sappia ritrovare Te, che ridoni spazio al cuore e respiro alla mia speranza.
Commenti(2)
Cinzia dice
7 Aprilee 2025 alle 13:30Riflessione e preghiera stupenda, centrale nella sua “perifericita’”. Grazie
dSilvio Ruffino dice
8 Aprilee 2025 alle 21:54Mi richiama l’uscire di scena in punta di piedi come e’ stato lo stile di Maria di Nazareth.. Non ha scritto il Vangelo di Maria, pur avendone tutte le possibilita’ e avendo l’ autorità per farsi valere. Inoltre sull’infanzia di Gesù solo Lei aveva notizie uniche. Se voleva essere invadente aveva tutte le porte aperte. Invece la presenza di Maria nei Vangeli e’ il necessario, perché la stella che doveva brillare era Gesù. Il Suo farsi da parte nasce da un atteggiamento di umiltà consapevole di essere la serva del Signore facendo strada a Lui come quando disse ‘fate quello che vi dirà ‘… Come anche Giovanni Battista “occorre che Lui cresca e io diminuisca” ….