La mattina dell’11 gennaio inizia con la sensazione di un silenzio ancor più profondo del solito; apriamo la finestra, e sullo sfondo di un cielo dai toni ancora scuri per la notte che pigramente se ne va, si staglia il bianco di un’abbondante nevicata. Stupendo il panorama che si offre ai nostri occhi. Un senso di allegria contenuta e di stupore ci pervade, come se dal candore del bianco che ricopre ogni cosa emergesse un muto, ma reale richiamo: richiamo a sostare, a cambiare pianificazioni e modificare programmi; insomma, a lasciare che l'”imprevisto-neve” detti il ritmo di questa giornata.
La memoria corre alla precedente nevicata, nel gennaio 2012, più abbondante e portatrice di parecchi disagi: tutta la zona restò senza corrente elettrica per circa una settimana; ma tra noi Sorelle si trovò ugualmente il lato sorridente di quella situazione: coi nostri sguarniti equipaggiamenti si affrontò una camminata nella neve, rimasta memorabile per tutte le partecipanti.
Anche questa volta l’equipaggiamento non è propriamente da montagna, ma gli stivali di gomma sono buoni sostituti dei moon boot e permettono di inoltrarsi nella neve soffice con sicurezza. Allo sguardo si offrono talmente tanti angoli da contemplare, che quasi si resta storditi.
Si decide per un pellegrinaggio in piena regola. Una piccola camminata, ma con una meta precisa: il futuro monastero, e con una cadenza di cammino: la preghiera del Rosario. Così, nella luce schermata del sole inizia il percorso…
Quella che ordinariamente è una struttura dall’aspetto sinistro, come tutte le case vuote abbandonate sventrate, si presenta ora non solo ingentilita, ma pare anzi dormire.
I buchi vuoti delle finestre divelte non danno la sensazione di una risata sardonica e beffarda, come di solito, ma sembrano occhi in attesa di luce; tutta la zona circostante, dalla pineta alla casa del vescovo, pare immersa in un torpore di attesa viva.
Procedendo nel cammino, un po’ faticoso per via della neve spessa in cui i piedi affondano, lo sguardo si dilata ulteriormente, fino al costone parallelo alla nostra Piana Vernile, fino a monti circostanti…. e finalmente Rossano, ancora più signorile ammantata di bianco.
Nel silenzio circostante tutto, ogni dettaglio appare bello e unico…
Con uno sguardo a trecentosessanta gradi si arriva a individuare la nostra Casa…. anch’essa più bella!
Un ultimo sguardo ai muri scrostati della struttura che attende una nuova iniezione di vita. La attende. Dunque la spera. Non può tardare.
Sotto la neve, pane…
A conclusione di questo pellegrinaggio sulla neve, una preghiera. Perché il candore contemplato con gli occhi riaccende il desiderio del cuore… desiderio di candore interiore.
O candore! Quanto mi piaci! Quanto mi attiri!
Sei il senso, la pienezza, la pace gaudiosa e purissima della mia esistenza,
tu trionfi sulle mie brutture e sulle tristi esperienze della mia natura.
Nel candore risorge sempre, con forze rinnovate e fresche la carità,
l’amore verso ogni fratello, verso ogni creatura.
Il candore risana ogni piaga, illumina l’occhio del cuore
sicché guardi la vita e gli esseri con la trasparenza di Dio:
al di là di ogni nebbia.
Il candore è l’innocenza riacquisita,
è il ponte gettato dall’abisso del peccato all’abisso della grazia,
sicché questa ricopra quello, trasformandolo in un grido di gioia:
Per grazia di Dio sono quello che sono
e la grazia di Dio in me non è stata vana!
(M. Alessandra Macajone OSA)
Commenti(4)
Cinzia Solera dice
14 Gennaio 2017 alle 18:12Penso che questa descrizione sia intensa e coinvolgente….verrebbe il desiderio di immergersi in tanto stupore e in tanta meraviglia…e la vita comunitaria aiuta a condividerla sicuramente, sentendosene paghi.
Sr Mariagrazia dice
15 Gennaio 2017 alle 10:17Mi contagiate la gioia di essere lì con voi come nella nevicata del 2012: il fascino della neve è sempre grande, nonostante i disagi che comporta. Richiama a un candore perduto di cui nell’uomo immensa è la nostalgia!
Monic dice
17 Gennaio 2017 alle 12:05… quella neve che sembra faccia la sua corsa nel cielo a dissipare il cupo della terra, dà un respiro di chiarore che promette un orizzonte più sereno e traslucido di sole! Deo gratias!
Sr M.Monica osa dice
17 Gennaio 2017 alle 12:11Ogni attesa ha il suo compimento e il rincorrersi di attesa-compimento allarga l’orizzonte della speranza che sfocia nel cielo del volere divino. La preghiera sale, accolta ridiscende e come neve ammanta di chiarore il volere dell’uomo che si converte all’unità del volere divino. Deo gratias!