Un cuore spezzato e la scritta «il Web non è lo stesso senza di te» compaiono sullo schermo del nostro portatile quando manca la connessione.
Un giorno mi sono fermata a riflettere sul senso di questa immagine stilizzata che stava lì, davanti a me, quasi a voler pizzicare le corde del mio cuore e ad indurmi a credere che quel tipo di connessione sia il pendolo della bilancia dei miei desideri più autentici.
Così spesso tanti messaggi, lanciati come frecce attorno a noi, tentano di entrare di soppiatto e di imporsi, facendo leva sul nostro versante affettivo, di cui a volte fatichiamo a decifrarne i contorni.
Talvolta, poi, siamo noi che per primi apriamo ingenuamente la porta a questi ospiti indiscreti, perché il nostro mondo interiore ci risulta in parte inesplorato o rassomiglia ad una barchetta senza ancora e timone che ondeggia su e giù in balia dei venti.
Il cuore, questo centro pulsante della nostra persona, richiama il luogo vitale in cui maturano le nostre scelte; è il grande raccoglitore dei sentimenti e la memoria delle nostre emozioni.
Il cuore è il luogo dove sono custoditi i ricordi più intimi, gli affetti più cari; dove sentiamo dibattersi le diverse passioni a cui spesso non riusciamo a dare un nome, rischiando così di ritrovarci chiusi fuori dalla nostra stanza più interna.
Agostino aveva scattato una bella istantanea delle nostre fatiche e resistenze a ri-entrare:
«Vanno gli uomini ad ammirare le vette dei monti, le onde enormi del mare, le correnti amplissime dei fiumi, la circonferenza dell’oceano, le orbite degli astri, mentre trascurano se stessi» (Confessioni, 10,8,15).
C’è un altro mondo, laggiù nel fondo di noi stessi, che chiede di essere conosciuto, coltivato, curato, salvato.
«Quante ricchezze ha l’uomo nell’intimo, eppure non scava!» (Esposizione sul Salmo 76,9).
Il cuore dell’uomo è un mistero, da accostare con profondo rispetto, quasi in punta di piedi, per non calpestarne i tesori. Ma il cuore rimane un abisso, come lo definisce il salmo (63,7), e da quelle profondità possono scaturire zampilli di bene o propositi di male (cf Mc 7,21).
Perciò quello che esce dal cuore va considerato, vagliato, rettificato.
Cosa c’è nel tuo cuore?
Cosa lo muove? Verso dove? Verso chi?
Sì, perché «là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21)!
Per questo cuore è necessario ritrovare un lessico, riscoprire un “alfabeto cardiaco”.
È il linguaggio della vita interiore, sono le parole dello Spirito che ci aiutano a riappropriarci di ciò che siamo, a smarcarci dalle pressioni di un sentire imposto dall’esterno, che piano piano ci svilisce e ci rende opachi.
Non esistono mappe o tom tom, ricettari o “fai da te” che possano guidarci nella via del ritorno…
Ma là dentro dobbiamo assolutamente tornare. Ne va della nostra libertà, delle nostre relazioni, della qualità della nostra vita.
«Torna, torna al cuore» (Commento al Vangelo di Giovanni 18,10).
Chi potrà aiutarci in questo ritorno?
Solo un altro Cuore può accostare il nostro ed accompagnarlo lungo i suoi sentieri bui e luminosi.
Abbiamo bisogno di un cuore amico, che bruci di amore incondizionato per riscaldare gli strati più freddi del nostro.
Desideriamo appoggiarci su un cuore che abbia vinto l’urto dell’ostilità e dell’aggressività distruttrice del male, per placare così le nostre impazienze, intolleranze e animosità.
Abbiamo bisogno di famigliarizzare con la mitezza di un cuore capace di sopportare ogni peso, pur di alleviare la sfinitezza del nostro.
In fondo, ci apriamo solo davanti a un cuore in cui alberghi un’incrollabile fiducia alla quale aggrapparci quando ci attanagliano paure ed abbattimenti.
Ci pacifica incontrare un cuore che non tema le contraddizioni del nostro ma che le sappia accettare e rilanciare in una corrente virtuosa di gratuità e servizio.
Ci rasserena un cuore che sappia additare le falle del nostro, non per farlo “affondare”, ma per ricomporlo in unità attorno all’albero maestro della speranza.
Abbiamo estremo bisogno di un cuore il cui battito ci introduca nel ritmo pacato e costante della preghiera, nel silenzio grato di sapersi voluti e amati.
Il nostro cuore freme dal desiderio di incontrare un altro Cuore che lo possieda senza possessività, che lo attragga senza sedurlo, che gli faccia sperimentare la libertà di legarsi con vincoli di amore, tessuti di responsabilità e fedeltà.
Il cuore dell’uomo ha bisogno del cuore del Dio fatto uomo.
Se ci legheremo a questo Cuore scopriremo anche il nostro e, ancor più, sentiremo risalire dal profondo di noi stessi l’eco di una voce che ci sussurra: «la terra e il Cielo non sono gli stessi senza di te».
Commenti(4)
Immacolata Maringola dice
22 Giugno 2017 alle 21:10Un cuore vivo, infiammato di quell’amore senza misura é inquieto finché non riposa in lui.
p. Giuseppe Rombaldoni dice
23 Giugno 2017 alle 12:32Semplicemente splendido; complimenti, siete Monache, scrittrici,Poetesse e Teologhe
silvana dice
24 Giugno 2017 alle 0:59Leggo sempre di notte. Ho riempito la mia giornata e sono tranquilla. Ho il cuore in pace.Ho ricordato, dopo aver letto, che tre anni fa ho accolto un invito che sta riempiendo di”qualcosa in più” la mia vita. C’era scritto”Dio ti ama così come sei”. Mi si è allargato il cuore e ogni volta che ci penso sono grata e felice per questo suo cuore così grande da farci stare tutti e, pensate: ho anch’io un posto”RISERVATO”.
Cinzia dice
11 Luglio 2017 alle 14:31È il caso di dire: una risposta efficace alla domanda del narratore nel cap.8 dei Promessi sposi: “Ma che sa il cuore? Appena un poco di quello che è già accaduto”…non sembra essere solo questo, dal vostro profondo pensiero…