Perché non io? Santità è/e pienezza di vita

Mosè davanti al roveto ardente

«Non potrai tu ciò di cui sono capaci questi uomini e queste donne? E veramente questi e queste ne sono capaci per virtù propria o non piuttosto grazie al Signore Dio loro?» (Agostino, Confessioni 8, 11, 27).

Sono le domande che si è posto il giovane Agostino in un momento di svolta per la sua vita, in cui l’esempio di uomini e donne che avevano preso seriamente il cammino della santità l’aveva scosso e messo di fronte alla sua “vita a metà” e alla sua incapacità di tagliare i ponti con quello che non gli consentiva di cominciare a seguire fino in fondo Gesù.

“Perché non io?”, forse lo pensiamo anche noi, magari quando qualcuno ci passa avanti nelle cose in cui vorremmo contare di più, dove ci piacerebbe valere, arrivare, primeggiare e dove invece dobbiamo fare i conti con i nostri limiti.

In fondo al cuore, però, quando incrociamo il profumo della santità, quando incontriamo o leggiamo la vita di cristiani che hanno vissuto sul serio il Vangelo, che hanno abitato questa terra “in sintonia” con Dio, una sana nostalgia si risveglia dentro di noi e trova spazio la domanda iniziale, non più come un posto in prima fila da rivendicare, ma come una preghiera che sale dal fondo della nostra esistenza in attesa di un compimento. Se siamo un po’ onesti con noi stessi, sentiamo che questa nostalgia è un richiamo alla gioia, alla pace del cuore; risveglia in noi il desiderio di non perderci in cose inutili, di non gettare via tempo prezioso, di puntare in alto.

A proposito di “puntare in alto”,  Papa Francesco così si rivolgeva ai giovani della GMG di Cracovia:

«Quando nella vita ci capita di puntare in basso anziché in alto, può aiutarci questa grande verità: Dio è fedele nell’amarci, persino ostinato. Ci aiuterà pensare che ci ama più di quanto noi amiamo noi stessi, che crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi, che “fa sempre il tifo” per noi come il più irriducibile dei tifosi. Sempre ci attende con speranza, anche quando ci rinchiudiamo nelle nostre tristezze, rimuginando continuamente sui torti ricevuti e sul passato. Ma affezionarci alla tristezza non è degno della nostra statura spirituale! È anzi un virus che infetta e blocca tutto, che chiude ogni porta, che impedisce di riavviare la vita, di ricominciare. Dio, invece, è ostinatamente speranzoso: crede sempre che possiamo rialzarci e non si rassegna a vederci spenti e senza gioia.  È triste vedere un giovane senza gioia. Perché siamo sempre i suoi figli amati. Ricordiamoci di questo all’inizio di ogni giornata. Ci farà bene ogni mattina dirlo nella preghiera: “Signore, ti ringrazio perché mi ami; sono sicuro che tu mi ami; fammi innamorare della mia vita”. Non dei miei difetti, che vanno corretti, ma della vita, che è un grande dono: è il tempo per amare ed essere amati».

(Papa Francesco, Omelia nella S. Messa della Giornata Mondiale della Gioventù, Cracovia, 31 luglio 2016)

Sì: è la preghiera che ci aiuta ad alimentare questa memoria buona; parlare con Dio, dialogare con Lui cuore a cuore; chiedere a Lui la forza di una ricerca  rivolta sulle tracce del suo mistero, che sappia non ascoltare i richiami della stanchezza e mantenersi appassionata, ricca di “fuoco”, accesa di vita.

Agostino ci svela un po’ dello spirito di confidenza coraggiosa e di fiducia con cui era solito aprirsi a Dio nella preghiera:

 

Signore, Dio mio, unica mia speranza,

ascoltami con bontà, affinché io continui a cercarti

vincendo la stanchezza

e possa sempre cercare il tuo volto

con entusiasmo.

Dammi tu la forza di cercare:

tu hai fatto in modo di essere trovato

e anzi mi hai dato speranza

di continuare a trovarti sempre più vicino.

Davanti a te sta la mia fermezza

e la mia debolezza:

conserva quella e guarisci questa.

Davanti a te sta la mia scienza

e la mia ignoranza:

dove mi hai aperto

accoglimi quando entro,

dove hai chiuso aprimi quando busso.

Dammi la memoria in te,

l’intelligenza di te,

l’amore per te.

Aumenta in me questi doni,

finché tu non mi avrai trasformato

completamente.

 

Foto: Raffaello, Mosè davanti al mistero del roveto ardente, part.

Commento

  1. francesco dice

    Buongiorno, meditazione semplicemente profonda e meravigliosa. GRAZIE

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