SACRIFICIUM – 27 aprile 2020
Eravamo arrivati a non usare più questa parola. Ci era diventata sospetta e ambigua. La parola sacrificio, praticamente bandita dal nostro vocabolario, ci è stata restituita dal COVID-19. Chi l’avrebbe mai detto. Eppure oggi la pronunciamo con naturalezza, riconoscendola il termine più appropriato per descrivere la dedizione di tanti per contrastare il virus, e anche il nostro rimanere in casa.
Lungi dall’essere quella cosa frustrante con cui troppe volte l’abbiamo confuso, il sacrificio invece ha a che fare col centellinare del sommelier, che per gustare fino in fondo il vino non lo tracanna d’un fiato, ma lo prende a piccoli sorsi; con l’attesa del contadino, che dopo aver seminato, annaffiato e curato il suo campo, accetta di dare credito al tempo pazientando, perché i frutti non arrivano subito; con le attenzioni della madre, che quando la domenica porta in tavola il pollo offre ai figli le porzioni migliori, riservando per sé quella meno allettante.
Il sacrificio è quel passo indietro rispetto alle pretese del proprio io, necessario per fare spazio agli altri e includerli nella propria vita.
La vita cresce anche attraverso il sacrificio, quando è vissuto come scalino verso l’autenticità di noi stessi, per abbracciare consapevolmente quei valori che ci fanno crescere nella misura della nostra umanità.
Agostino aggiungeva che è sacrificio ogni opera, piccola rinuncia, offerta, che ci aiuta ad essere uniti fra di noi e con Dio.
Andiamo a scoprire quei sacrifici che oggi la vita ci propone per diventare più veri, più umani.
Commento
claudia dice
28 Aprilee 2020 alle 18:20Carissime sorelle,
come sono contenta di avervi trovate! Scrivete cose semplici e bellissime. Grazie!