CONTEMPLAZIONE – 9 maggio 2020
Che senso può avere in un tempo come questo, dove sembra che l’orizzonte sia tutto occupato da dispositivi di protezione-sanificazioni-protocolli-fasi e problemi connessi, continuare a parlare di contemplazione?
A questa domanda non rinunciamo a rispondere.
Proprio in un tempo come questo si rende necessario affinare lo sguardo, per rintracciare virgulti di vita. Segni di speranza. Possono essere minimi dettagli, o indizi appena appena accennati. Valorizzare ciò che nasce, proprio in mezzo alla catastrofe in corso, è ciò che chiama in causa tutti, non solo le monache. Contemplazione non significa estraniarsi dalla storia, ma piuttosto collocarsi in essa in modo tale da coglierne i palpiti segreti; le aspirazioni più profonde; anche, evidenziare ciò che di buono sta prendendo forma. Contemplazione è avere occhi e cuore per il bene. Riconoscerlo, coglierlo: perché il bene, quello vero, non fa rumore, non parla di sé. Questo a poco a poco rende più delicati, più teneri; meno rigidi, meno inclini al giudizio, e anzi ci si scopre con una misura di compassione nuova, dilatata verso tutti.
In questo tempo di COVID-19, quanto bene stiamo vedendo prendere forma! Bello e gratuito; come quel fiore, anzi quel grappolo di fiori che abbiamo scoperto, sotto il folto dei rami di un albero; ci poteva passare inosservato; invece qualcuna di noi se ne è accorta, e ha chiamato le altre per rallegrarcene insieme. Anche questo è contemplazione.