Le parole del Lunedì/  CONVERSAZIONE

Antica quanto l’uomo, la pratica della conversazione è gradevolissima sotto la frescura degli alberi, nei lunghi pomeriggi estivi; si alimenta della distensione del tempo, svincolato dalla foga di impegni che urgono; gode del convenire insieme.

Con-versazione implica un dove e un altro: il dove di un luogo in cui ritrovarsi, e la presenza di almeno un altro-da-me, da ascoltare senza fretta, con rispetto, dall’inizio alla fine, nella disponibilità a lasciarmi stimolare e perché no, anche provocare, da quanto mi comunica.

Chiacchierare lascia tali e quali, anzi: appiattiti sul superficiale, con lo sguardo rivolto agli altri in modo banale o curioso, pian piano ci si svuota dentro.

Conversare, al contrario, arricchisce sempre, perché raggiunge corde personali e interiori, i sentimenti e il modo di pensare; possiamo anche avere vedute contrastanti, ma proprio questo è il di più: il punto di vista dell’altro dà una prospettiva ulteriore al mio pensiero.

Agostino aveva fatto di tale arte il mezzo del suo stile di ricerca e di insegnamento: un procedere di domanda in domanda, per risposte da cercare insieme, dove il contributo di ciascuno ha la sua importanza.

Conversare è terapia al monologo autocentrato così come alla solitudine triste e ripiegata su di sé.

Conversatio nostra in coelis est, diceva san Paolo (Fil 3, 20) : il cielo del cuore di Dio è la nostra vera dimora, per la piacevolezza di una lode corale, senza fine.

Commento

  1. Giuseppe dice

    ” … Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi.” Dunque la parola, in Gesù, è luogo di incontro e di amicizia. Ma qual’è la qualità della parola che la differenzia dalla chiacchera? E’ l’idea di cui la parola è solo abito; l’idea, (dal greco antico ἰδέα, dal tema di ἰδεῖν, vedere), trasforma la parola in lampada che illumina . . . “sulla tua parola getterò le reti”, dirà Pietro a Gesù. E disilludiamoci . . . questi non sono solo concetti cristiani. Nella filosofia orientale dice Confucio: “L’inizio della sapienza è chiamare le cose con il loro proprio nome”: è così quando la parola incarna ciò che esprime. Carissime sorelle, come diceva madre Alessandra, ognuno di noi è un dono per l’altro e la parola, come chiaramente avete descritto, è il ponte che ci trasforma in com-Unità.
    Grazie, carissime.

Invia commento

Prenota il tuo posto