Il dono dei limiti
Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto», e così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona (Gen 1, 9-10).
In questo giorno viene posta in evidenza la realtà del limite. Dio, creando, pone un limite alle acque, come anche dice il Salmista: «Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno,
non torneranno a coprire la terra» (Sal 103, 9). La presenza dei limiti consente uno sbarramento alle acque dell’abisso e l’emergere della terra asciutta.
I limiti: in genere combattiamo con essi, quasi li sentiamo nemici dei nostri aneliti, e ci pare che siano quelle realtà da trans-gredire, da oltrepassare temerariamente. Perché oltre il limite ci raffiguriamo qualcosa di sempre più bello rispetto a quanto è racchiuso in esso. La pagina del Genesi ci mostra, invece, quanto sia menzognero questo modo di pensare.
C’è chi trascorre tutta la vita combattendo con i propri limiti, bisticciando con essi: persone sempre irrequiete, ansiose, tristi.
In realtà, i limiti, ci dice questa meravigliosa pagina, sono un dono di Dio per custodirci: per proteggerci, per evitare che la nostra vita diventi preda delle acque dell’abisso. Per evitare che si autodistrugga.
I nostri limiti, fisici, psichici, o quelli determinati dalle nostre scelte di vita, in realtà segnano lo spazio della nostra fecondità. Noi non diventiamo fecondi al di là dei nostri limiti, come a volte riteniamo, ma proprio all’interno di essi.
Dunque il limite va accolto, non combattuto. Come una benedizione per noi. Una buona notizia.
Saper accogliere il limite, sposarlo, fino a vivere il limite supremo che è la morte come dolce consegna di sé: questo sarà possibile se ci saremo preparati vivendo la saggezza dei piccoli limiti che ogni giorno incontriamo.
Agostino scopre che persino quel legame così intenso e reciproco che intercorre fra gli amici, se vuole perdurare nel tempo e nella genuinità, richiede il rispetto di un limite. Un limite di rispetto, quasi di venerazione. Un limite di luce, che permette di vedere l’amico e di apprezzarlo nella sua alterità; un limite che consente di non scadere nella complicità e nemmeno nella simbiosi omologante; un limite che preserva dall’opportunismo, vera insidia di ogni relazione umana. Un limite che custodisce il rapporto nell’autenticità di una pura gratuità: l’amico non è un bene di consumo, ma un bene in sé e per sé: “È bello che tu ci sia!”.
***
Padre, amico degli uomini,
tu ci doni di intrecciare ponti gli uni con gli altri,
custodendoci nel luminoso limite dell’amicizia (Conf. 2, 2,2).
Vera è l’amicizia che tu, o Dio, stringi fra persone
unite a te dall’amore diffuso nei nostri cuori dallo Spirito Santo, che ci è stato dato.
Solo l’amicizia che fa spazio al tuo figlio, l’umile Gesù, è fedele e felice.
Commento
Anna Maria Cucci dice
23 Agosto 2021 alle 8:47Nella conoscenza della Verità scopriamo noi stessi, i nostri limiti e quelli degli altri, accettandoli.
Anna Maria Cucci dice
23 Agosto 2021 alle 8:47Nella conoscenza della Verità scopriamo noi stessi, i nostri limiti e quelli degli altri, accettandoli.