C’è un tipo di linguaggio che è più delle parole, diverso da quello gestuale, ulteriore rispetto al silenzio.
Il canto ha la sua scaturigine in un punto molto profondo, dentro di noi. Lì dove ritrovi il sapore di tanti sogni andati in frantumi, affetti spezzati, angosce che non puoi raccontare a nessuno. Sì. Il canto viene partorito nel dolore. Intreccio di armonie e dissonanze: come la vita, del resto.
Quando cantiamo, desideriamo che qualcuno ci sia ad ascoltarci, a raccogliere quella voce che abbiamo tratto fuori dal cuore: manifestazione e domanda di amore.
«Cantare è proprio di chi ama», sintetizzava Agostino. Il quale ricorderà per tutta la vita l’emozione carica di affetto che gli suscitò ascoltare il canto dei Salmi nella basilica di Milano: «Quanto piansi, mio Dio, ascoltando l’armonioso risuonare delle voci che ti levavano inni e cantici nella tua chiesa, che intensa suggestione! Quelle voci mi si insinuavano nelle orecchie e mi distillavano in cuore la verità, e sollevavano un’onda di appassionata devozione che fluiva in pianto, e mi faceva bene» (Conf. 9,6,14).
Il canto è grido intriso di dolcezza: «Il mio canto sei tu, o Dio!» (Sal 118, 14).
Commenti(5)
Laura dice
22 Novembre 2021 alle 9:10Grazie care Sorelle per questo vostro canto!
Silvana dice
22 Novembre 2021 alle 9:36So bene ciò che mi succede spesso ascoltandovi cantare… le pieghe più intime della mia anima si distendono e poi sussultano seguendo il canto…una gioia velata e una dolce tristezza mi accarezzano contemporaneamente. Avrei voglia di trattenere tutto,di non lasciarlo andare,il vostro canto che diventa il canto del mio cuore. Grazie anche per tutto questo
Giuseppe dice
22 Novembre 2021 alle 9:53La bocca parla dalla pienezza del cuore!
Eugenio Nastasi dice
22 Novembre 2021 alle 16:53Nella parte iniziale, quando si fa riferimento al dolore come fondo dell’anima da cui nasce il canto, non ho esperienza, mi verrebbe da dire, citando un andante famoso: “canta che ti passa” . Il canto nasce spontaneo proprio nel momento in cui si sente voglia di lodare il giorno al mattino, piuttosto che accompagnare un motivo che ti viene in mente per un ricordo o per l’armonia che si fa strada nell’ascolto mentale.
Altra cosa il canto in momenti particolari come quelli liturgici o, dulcis in fundo, in un canone di adorazione eucaristica, e lì se magari sono le Monache Agostiniane che pizzicano la cetra e liberano un alito velato di lode, beh che dire cambia tutto, si entra in contatto con…la meraviglia della preghiera cantante…
È bello e pervadente che il post di oggi sul canto le nostre Agostiniane lo abbiamo fatto nel giorno dedicato a S. Cecilia che è la patrona della musica e dell’armonia.
Eugenio Nastasi dice
22 Novembre 2021 alle 16:53Nella parte iniziale, quando si fa riferimento al dolore come fondo dell’anima da cui nasce il canto, non ho esperienza, mi verrebbe da dire, citando un andante famoso: “canta che ti passa” . Il canto nasce spontaneo proprio nel momento in cui si sente voglia di lodare il giorno al mattino, piuttosto che accompagnare un motivo che ti viene in mente per un ricordo o per l’armonia che si fa strada nell’ascolto mentale.
Altra cosa il canto in momenti particolari come quelli liturgici o, dulcis in fundo, in un canone di adorazione eucaristica, e lì se magari sono le Monache Agostiniane che pizzicano la cetra e liberano un alito velato di lode, beh che dire cambia tutto, si entra in contatto con…la meraviglia della preghiera cantante…
È bello e pervadente che il post di oggi sul canto le nostre Agostiniane lo abbiamo fatto nel giorno dedicato a S. Cecilia che è la patrona della musica e dell’armonia.