Uno alla volta. È così che si affrontano i gradini. Ci vogliono anni per arrivare a capirlo, e magari anche qualche rovinosa caduta. Tutto da evangelizzare il pensiero che sia doveroso bruciare le tappe, ingoiare più gradini insieme per arrivare ad una fantomatica meta. E intanto ci si è persi il bello della vita, che sta nel graduale disvelamento del suo mistero.
L’immagine del gradino evoca il collegamento tra piani diversi, secondo una progressione: lentamente, gradino dopo gradino, il panorama cambia, le prospettive si allargano; nel frattempo, anche tu diventi diverso.
Il gradino porta con sé l’elemento tempo, la componente della prudenza, l’apporto della fatica personale. Non è mai banale, insomma, salire o scendere un gradino.
L’umiltà è quella scala che Gesù ha sceso sino all’ultimo gradino, per arrivare fino a noi e riportarci al suo cielo.
Commenti(2)
Cinzia dice
16 Gennaio 2023 alle 13:54Bello questo tema del salire e scendere i gradini, Sorelle! Noi li vediamo in salita, Gesù li scandisce in discesa. Per noi spesso la salita è faticosissima, inesorabile: ma c’è Lui che scende a noi e ci soccorre. Lo ha imparato da sua Madre, credo. In un affresco del pittore di Bibbiena, che mi ha colpito questo Natale, il Bambino sporge i labbruzzi in un bacio alla Madre. Ma lei, la Madonna, gli tiene i piedi. Per aiutarlo a camminare
Giuseppe dice
21 Gennaio 2023 alle 19:15Potremmo dire che il gradino è l’unità essenziale per ogni scala così come l’umiltà è il fondamento di tutte le virtù.
La scala è uno strumento bidirezionale, serve per scendere e per salire, così come l’umiltà . . . ce lo insegna la nostra amica ‘Mamma Maria’ nel Magnificat:
“. . . perché ha guardato l’umiltà
della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me
l’Onnipotente . . .”
L’umiltà è il mezzo, non il fine: io spesso faccio un po’ di confusione!