Gli occhi miei ti scrutano, ti considerano con attenzione: i piedi, gli occhi, le mani; potrei aggiungere: i chiodi, il sangue, la corona di spine, la nudità.
Tuttavia, il vero “punto-fuga” sta ancora altrove: il cuore, raggiunto dalla lancia che ha squarciato il tuo fianco. La profondità del tuo offrirti per noi sta proprio lì, in quella ferita del costato.
Resto a guardarla, quasi una seconda bocca aperta nel tuo corpo, che parla e non tace mai. Mi invita ad entrare in quella fessura, a prendervi posto. Perché è ben per questo che resta aperta: per far entrare anche me. Da lì, da quella fenditura aperta nel tuo cuore, tutto assume una luce diversa. Ogni situazione, persona, cosa, è colta da una prospettiva altra, così pura, trasparente e profonda. Semplicemente vera.
Cuore trafitto, trapassato. Vedo il sangue che sgorga, un fiume che lava e redime. Mi ricompra.
Quanto valgo io per te? Il tuo sangue.
E tu, quanto vali per me?
Umile Gesù, tu hai cuore per me,
mentre io così spesso non ho occhi che per me soltanto.
Abbi pietà di me.
Convertimi a te e la mia vita sarà trasformata.