Con l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, che riviviamo nella Domenica delle Palme, entriamo nella Grande Settimana: seguiamo Gesù nel suo consegnarsi volontariamente alla morte, per amore. Desideriamo porci dietro a lui, guardarlo, contemplarlo, ascoltarlo. Anche: ascoltare i suoi silenzi. La sua muta, dolce e dolorosa obbedienza. La sua consegna al Padre, nella nuda fede.

E’ la settimana in cui ci è fatto il dono di distoglierci dall’ascolto delle nostre urgenze, delle nostre impellenze sempre frenetiche e non sempre così essenziali, per lasciarci rifare “uno” interiormente dall’umile Gesù, che vuole raggiungerci nelle nostre angosce; negli spazi del cuore privi della luce della speranza; nelle risacche di rassegnazione o di mediocrità, dolciastra banalità che ristagnano dentro di noi.

Una nuova giovinezza del cuore, dei  sentimenti, del pensare e dell’agire ci viene offerta dal Risorto. Ci diamo appuntamento nel giardino della resurrezione: ma sapremo riconoscere Lui, il Risorto, e non scambiarlo con qualcuno di diverso, se i nostri saranno occhi cristiani, e non occhi pagani.

Questa Grande Settimana, la Settimana Santa, e in particolare i giorni del Triduo Pasquale, siano per ciascuno giorni di luce, di guarigione della vista del cuore. Anche: di riconciliazione: con Dio e con i fratelli.

E sarà Pasqua, e sarà festa grande.